Nella carrellata di big che hanno visitato Genova durante la campagna elettorale era atteso Matteo Renzi, il leader di Italia Viva che ha siglato un'alleanza con Azione di Carlo Calenda.
L'ex presidente del Consiglio è arrivato intorno alle 17.30 all'auditorium dell'acquario, pieno in tutti i 270 posti disponibili. Con lui tra gli altri il sindaco Marco Bucci che amministra la città con i voti di Italia Viva che siede in giunta con Mauro Avvenente e con il consigliere con delega Davide Falteri, ovviamente presenti oggi insieme a tutti gli altri candidati a camera e senato e al coordinatore di Italia Viva per la città metropolitana Eugenio Musso.
Prima del suo discorso Renzi si è intrattenuto con la stampa con cui ha parlato dei temi della campagna elettorale, su tutti il caro bollette.
"La speculazione sull'energia è iniziata prima della guerra, ovviamente è esplosa dopo il conflitto ucraino. Ci sono due questioni da dire: sul breve periodo bisogna avere un accordo europeo per abbassare i costi e per rifondere alle famiglie, non soltanto alle imprese energivore, ai comuni, alle parrocchie, ai bar e ristoranti. Poi però, ed è il secondo tema, inutile per noi affidarci alla Francia e agli altri paesi. Noi non abbiamo il nucleare che serve in prospettiva, dobbiamo sbloccare le rinnovabili che sono bloccate dalle soprintendenze, dobbiamo prendere il gas in Adriatico, sei nuovi impianti che si sono presi i croati, noi abbiamo il petrolio in Basilicata che non prendiamo quanto potremmo, dobbiamo raddoppiare il Tap e il rigassificatore a largo di Piombino. Per risolvere il problema energetico non c'è un bottone magico, ma c'è bisogno di più cose in contemporanea".
Sul tema delle alleanze, Renzi ne ha per tutti.
"Noi stiamo facendo un bel lavoro con Carlo Calenda per fare un bel risultato, sono molto ottimista che si possa fare, l'obiettivo è nel 2022 essere decisivi in parlamento, ma se non lo saremo costituiremo un'opposizione civile al governo Meloni. Io non grido al lupo al lupo, ai fascisti ai fascisti, ma dico che le promesse elettorali della destra non stanno in piedi, secondo me litigano dalla mattina alla sera, ma in ogni caso se partiranno con il governo non avranno niente da temere se non un'opposizione rigorosa. Le maggioranze crollano quando litigano dall'interno, la minoranza non può fare niente. Per noi la scommessa è sul 2024 alle europee, noi stiamo con Macron, loro con Orban e con Le Pen, e dall'altro lato c'è un Pd ormai totalmente all'inseguimento dei grillini. Il loro abbraccio a sinistra che purtroppo fa male a chi credeva nel Pd come casa dei riformisti, tanti di Forza Italia che non vogliono votare FI per la Meloni votano per noi, tanti che non vogliono votare Pd per Di Maio e Fratoianni votano per noi, vedremo che saremo una sorpresa".
Esclude intese con il Pd, anche se cambiasse il segretario dopo le elezioni: “Non ho nessun problema con Enrico Letta, lui è leggermente ossessionato da me, ma non ho nessuna difficoltà con lui, penso però che stia sbagliando tutto, poverino. Uno che arriva e che come prima cosa dice di aumentare le tasse... noi abbiamo la campagna elettorale in cui Meloni guida i sondaggi, la destra con Salvini e Berlusconi fanno a gara a chi spara la flat tax più bassa, a fronte di questo cosa fa il Pd? Aumentano le tasse con l'imposta di successione, geniale...”.
“Il Pd – continua – che vuole il reddito di cittadinanza e archivia il nostro job's act non è che sta cambiando idea, deve cambiare nome, si chiamano 5 Stelle”.
A Genova Italia Viva è alleata con il centrodestra, un modello che si può estendere a livello nazionale?
“Noi siamo alleati con un sindaco che si chiama Bucci e che sta governando bene, con degli assessori che, il sindaco me l'ha confermato prima, stanno lavorando bene, e con una scelta su Genova. Quando ho sentito dire Enrico Letta: 'Noi non siamo per il modello Genova', per noi il modello Genova è un bravo sindaco che lavora bene, il sì alle infrastrutture, all'elenco di proposte che Lella Paita come presidente della commissione trasporti ha fatto. Noi abbiamo due liste competitive, al Senato guidata da Paita e alla Camera da Cosimo Ferri, che dicono una cosa sola: sì alle infrastrutture, questo per noi è il modello Genova, ovviamente appoggiamo Bucci perché lo abbiamo appoggiato in campagna elettorale e di conseguenza siamo ben felici di appoggiare il sindaco di Genova, a Savona appoggiamo il sindaco con una diversa maggioranza, perché ai livelli territoriali è importante per noi la scelta della persona e del programma di governo”.
Se Meloni governerà bene potreste appoggiarla?
“Marco Bucci è stato appoggiato fin dalla campagna elettorale, Giorgia Meloni non ha avuto nessun tipo di appoggio in campagna elettorale, sarei molto felice se governasse bene come Bucci, ma dai primi segnali ho il sentore che non sia così, non solo per i litigi interni, ma anche per lo spessore personale. Detto questo farò di tutto perché non vinca le elezioni, non siamo per la Meloni, ma siamo perché si prenda il 10 per cento e con il nostro 10 per cento si sia decisivi in parlamento. Dal clima che vediamo anche in Liguria è un risultato alla nostra portata".
Draghi ha detto no al secondo mandato.
“Cosa doveva dire? Se avesse detto di essere disponibile cosa sarebbe successo? Una volta ha detto di essere un nonno al servizio delle istituzioni e gli hanno scatenato un can can dietro che sta ancora a riprendersi. È evidente che se un giornalista chiede a Draghi se vuole fare il presidente del consiglio una seconda volta non può che rispondere noi. La vera questione è se lo chiede Mattarella perché c'è una situazione di impasse parlamentare? In quel caso non sono così convinto che la risposta sia la stessa”.
Tornando alle alleanze, c'è la possibilità di un accordo con 'Noi Moderati' di Giovanni Toti?
“Il mio amico Toti si avvicina sempre quando non è in campagna elettorale, quando è in campagna elettorale e sente profumo di seggi sicuri torna sempre all'ovile. Siccome io non ho niente contro Giovanni gli lancio un grande in bocca al lupo, ma uno che fa una lista che si chiama 'Moderati' e sta con la fiamma e la Meloni, a Roma si dice 'Ma de che'? Un moderato non vota la fiamma, un riformista non vota Di Maio”.
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