Una malformazione presente fin dalla nascita, cui due interventi non avevano trovato soluzione. Poi la guerra, le difficoltà, la paura: finché una missione umanitaria ha portato a Torino una piccola paziente ucraina di 11 anni, cui i medici delle Molinette hanno salvato la vita.
E' stato necessario un trapianto di fegato, eseguito peraltro con un'ulteriore difficoltà: collegando direttamente la vena porta dell'organo epatico donato con la vena renale sinistra della ricevente. Solo così la medicina ha trovato la risposta che fino a quel momento non avevano garantito altre due operazioni effettuate circa 5 anni prima.
Il fegato della piccola era ormai evoluto in cirrosi epatica, complicata da ipertensione portale severa. E nell'ultimo anno la bambina era stata più volte ricoverata in Ucraina per infezioni ricorrenti nelle vie biliari.
A seguito dello scoppio del conflitto bellico in territorio ucraino, la Regione Piemonte ha partecipato ad una missione medico umanitaria legata al meccanismo europeo di protezione civile, inviando in quel Paese nel mese di maggio scorso un gruppo di esperti: un medico ed un infermiere dell'Emergency Medical Team del dottor Mario Raviolo, un Oncologo pediatrico dottor Sebastian Asaftei del reparto di Oncoematologia dell'ospedale Infantile Regina Margherita diretto dalla professoressa Franca Fagioli ed il dottor Roberto Balagna (direttore dell'Anestesia e Rianimazione 2 dell'ospedale Molinette).
Lo scopo della missione umanitaria era, di concerto con il governo ucraino, individuare quei pazienti, soprattutto pediatrici, che potessero beneficiare di un trattamento specialistico curativo in Centri medici dell'Unione Europea. Una volta confermata la necessità clinica, gli esperti della Regione Piemonte avrebbero poi attivato le procedure amministrative con Bruxelles ed i governi interessati e trasferito, attraverso un ponte aereo, i pazienti.
E' nell'ambito di questa missione che la vicenda della bambina ha trovato una luce di speranza. La paziente è stata portata in Italia con un aereo della Guardia di Finanza, ricoverata in Gastroenterologia al Regina Margherita ed inserita in lista d'attesa per trapianto epatico nel giugno scorso.
Dopo 2 mesi di attesa, la disponibilità di un fegato compatibile si è avverata grazie al consenso alla donazione degli organi espresso dalla famiglia di una ragazzina di 16 anni, deceduta nell'ospedale di Cesena per trauma cranico. In particolare, il fegato della donatrice è stato diviso in due parti secondo la tecnica Split: la parte più piccola, la sinistra, è stata impiantata in un lattante all'ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, mentre la parte più grande, la destra, è stata trasportata a Torino.
Il trapianto dell'emi-fegato 'Split destro' è stato eseguito dal professor Romagnoli con la sua equipe ed è durato 12 ore, in ragione della sua elevata complessità tecnica. Infatti la vena porta della bambina ucraina si era del tutto atrofizzata a causa della malattia epatica. Per poter garantire un sufficiente flusso di sangue al nuovo fegato durante il trapianto si è dovuto ricorrere alla tecnica detta di 'trasposizione reno-portale', che prevede un collegamento diretto tra la vena porta dell'organo donato e la vena renale sinistra della ricevente.
Durante l'intervento e nel postoperatorio la bambina è stata assistita dall'équipe di Anestesia e Rianimazione del dottor Roberto Balagna. Il complesso intervento è tecnicamente riuscito. Oggi la bambina è sveglia, grazie ad una buona ripresa funzionale del fegato trapiantato, ed ha già potuto riabbracciare i genitori nella Terapia Semintensiva del Centro Trapianto Fegato delle Molinette di Torino, in cui tuttora è degente.
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