Erano le 11,36 del 14 agosto 2018 quando, sotto una pioggia battente, la pila 9 del viadotto Morandi di Genova, per tutti il “Ponte di Brooklyn” dei genovesi, ha ceduto rovinosamente portando giù con sé, in un volo di 250 metri, 43 vittime e tonnellate di cemento e acciaio. Nessuno potrà dimenticare cosa stava facendo quando ha ricevuto la notizia.
"Abbiamo ancora incisi nel cuore quei giorni, quell'apocalisse che si è abbattuta sulla nostra città, colpendo non solo Genova e la Liguria ma l’Italia intera - ha dichiarato il presidente della Regione Giovanni Toti ricordando la terribile disgrazia a quattro anni di distanza - Una tragedia che ci ha lasciati senza respiro e svuotati. Non si può estinguere il dolore di chi ha perso un familiare, un amico, una persona cara, possiamo solo continuare a rimboccarci le maniche e avere la consolazione di sapere che quattro anni non sono trascorsi invano".
Un dramma, quello del Morandi, che non ha risparmiato la nostra provincia: quel giorno infatti perse la vita Giorgio Donaggio, 57enne residente a Toirano. Impossibile inoltre dimenticare la storia di Davide Capello, coinvolto insieme alla propria auto nel crollo e miracolosamente uscito illeso dalle macerie dopo 50 metri di volo.
“Gli anni non appannano il dolore - ha aggiunto il presidente della Regione - ma danno una prospettiva al ricordo di quanto è successo prima, durante e dopo. Prima. La magistratura emetterà i suoi verdetti perché abbiamo bisogno che giustizia venga fatta e il crollo del ponte Morandi è stato un grande avvertimento su quanto non è stato fatto prima. Ci siamo cullati nell’idea che il progresso non avesse bisogno di manutenzione e ne abbiamo pagato un conto terribile, un conto che in futuro nessuno dovrà mai più pagare".
Quattro anni fa Genova e l’Italia intera si fermarono sconcertate dal fatto che nell'epoca moderna una struttura del genere potesse rovinosamente crollare.
Il ponte Morandi si è portato via la vita di 43 persone e ha squarciato un velo sulla condizione delle infrastrutture in Italia. Un effetto domino che ancora, a distanza di quattro anni, non si è esaurito.
"Durante - ha continuato Toti - Non ho mai avuto la sensazione, con Marco Bucci e tutti coloro che hanno lavorato con noi, che ci sia stato un solo momento di abbandono e di scoramento. Al dolore irrecuperabile per le vittime e per i loro familiari si è subito affiancato una volontà di riscossa feroce e ineliminabile. Se siamo riusciti in un’opera che sembrava impossibile, è perché l’orgoglio è stato più forte della frustrazione, la professionalità più del rancore, l’impegno più del logorio amministrativo".
Ma non basta oggi avere il nuovo viadotto che attraversa la Valpolcevera per riempire la voragine del Morandi. Tutto ha un prima, che precede il crollo, e un dopo, dalle 11.36 di quel maledetto 14 agosto
"Dopo. Il dopo è oggi - ha concluso il governatore - in quella continua lotta per difendere e sviluppare tutto il nostro territorio: dalle spiagge alle strade ai nostri monti. Perchè questa volta 'mai più' non sia solo un auspicio ma il risultato di un lavoro duro, esigente e fruttuoso".
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