Sono circa una quarantina i braccianti africani che stanno protestando questa mattina, giovedì 4 agosto, a Saluzzo. Chiedono giustizia per i morti sul lavoro come Moussa Dembelé, deceduto lo scorso 11 luglio per un incidente in una stalla di Revello.
Ma anche “Case documenti e contratti per tutti”. “Vogliamo rispetto”, si legge nei cartelli con cui sfilano. La manifestazione è partita intorno alle 10 davanti alla sede di Confagricoltura.
Lo sciopero dei lavoratori delle campagne saluzzesi è organizzato dal gruppo 'Enough is enough - braccianti in lotta Saluzzo'. Lamentano un'accoglienza carente e pochi posti nelle case adibite dai Comuni. "Un bando regionale fresco di pubblicazione annuncia 116.000 euro per l'installazione e l'affitto di nuovi container in gestione ad associazioni ed enti locali. Container in cui nessuno dovrebbe vivere e dove i lavoratori non vogliono andare, anche perché le cosiddette accoglienze diffuse prevedono un contributo da parte dei datori di lavoro. Che quindi spesso non rinnovano il contratto a chi si è rivolto al Comune e alle associazioni per chiedere un alloggio. Ci sono ancora persone che, nonostante abbiano un contratto in mano, dormono fuori per non perdere il posto di lavoro”.
Una protesta mal digerita dal sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni che rivendica come la città “sia diventata da anni laboratorio di integrazione grazie a un percorso di crescita molto partecipato e faticoso, che ha portato a uno sviluppo del sistema di accoglienza che, tra le altre cose, si pone come modello l’emergere del lavoro regolare. Un sistema fondato su due assi: lavoro regolare e alloggio. Chiudere gli occhi di fronte ai risultati ottenuti, puntare il dito contro le criticità tuttora presenti e portarle a parte per il tutto indubbiamente produce attenzione mediatica, ma al prezzo di mettere in seria discussione l’intera costruzione civile di questi anni che è cambiata e decisamente in meglio”.
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