Il Nazionale

Cronaca | 17 maggio 2022, 07:00

Scolmatore del Bisagno, in attesa dell'8 giugno i sindacati ribadiscono: "Sia rispettato il 'patto d'onore' sulla ricollocazione dei lavoratori"

Delle sorti dell'opera e del futuro dei cinquanta lavoratori coinvolti se ne è parlato ieri, nel corso del congresso di Feneal Uil, durante il quale è intervenuto l'assessore regionale all'ambiente e alla protezione civile Giacomo Giampedrone

Scolmatore del Bisagno, in attesa dell'8 giugno i sindacati ribadiscono: "Sia rispettato il 'patto d'onore' sulla ricollocazione dei lavoratori"

In attesa della decisione collegiale del Tar della Campania sulle sorti di ReseArch, preivsta per l'8 giugno, c'è forte preoccupazione per il futuro dello scolmatore, l'opera bloccata dall'interdittiva antimafia della procura di Napoli e dal provvedimento della prefettura di Salerno dello scorso 15 aprile nei confronti del consorzio che si occupa della costruzione dello scolmatore. La decisione è stata sovvertita da un'ordinanza del Tar che ha annullato l'interdittiva.

Delle sorti dell'opera e del futuro dei cinquanta lavoratori coinvolti se ne è parlato ieri, nel corso del congresso di Feneal Uil, durante il quale è intervenuto l'assessore regionale all'ambiente e alla protezione civile Giacomo Giampedrone.

Abbiamo preso atto prima dell'interdittiva anfimafia arrivata dalla procura di Napoli e del provvedimento della prefettura di Salerno, e in quel momento abbiamo interdetto l'utilizzo del cantiere, sospendendo e annullando il contratto. - ha spiegato Giampedrone a La Voce di Genova - Oggi dobbiamo prendere atto di una pronuncia parzialmente diversa del Tar, che ha di fatto sospeso e annullato il provvedimento in attesa di una decisione collegiale. Dobbiamo attendere l'8 giugno, speriamo che quella sia la data in cui verrà dichiarato l'annullamento definitivo dell'interdittiva, oppure evidentemente la sua conferma, per fare i passaggi fondamentali che ci devono consentire di riaprire il cantiere nel più breve tempo possibile. L'obiettivo di tutti è riaprire il cantiere, oggi c'è una riapertura temporanea a seguito della pronuncia del Tar, ma ovviamente non è la soluzione definitiva che noi tutti auspichiamo. Io chiedo a chi è competente, i tribunali, i giudici, di fare presto, perché per noi è fondamentale sia nel proseguo di un cantiere fondamentale per la sicurezza di Genova e soprattutto per la tutela dei lavoratori. Il mio impegno è totale a fare in modo che questo cantiere possa ripartire un secondo prima anziché un secondo dopo, ovviamente rispettando le pronunce dei giudici”.

Come sempre quando c'è un'inchiesta in corso è complicato sbilanciarsi. - ha commentato Mirko Trapasso, riconfermato alla guida di Feneal Uil - Il nostro interesse come sindacato è che i lavori ripartano il più presto possibile, crediamo che sia dovuto alla città. Quest'opera è lo scolmatore del torrente Bisagno, che è inutile sottolineare quanti danni abbia creato alla nostra città. Speriamo che qualunque sia la soluzione trovata il cantiere possa aprire al più presto e arrivare al suo compimento”.

Le preoccupazioni di Trapasso sono le stesse dei colleghi di Cgil e Cisl.

Siamo preoccupati per le sorti dei circa cinquanta lavoratori, una parte dei quali non sono stati confermati alla scadenza del contratto lo scorso 30 aprile. - spiega il segretario generale Fillea Cgil Federico Pezzoli Noi siamo in costante contatto con l'assessore Giampedrone, che ringraziamo, con cui è stato siglato un 'patto d'onore', ovvero la clausola di salvaguardia che prevede il passaggio di tutti i cinquanta lavoratori, senza distinzione tra chi ha il contratto a tempo determinato e chi lo ha a tempo indeterminato, all'eventuale impresa che sarà chiamata a costruire l'opera al posto di ReseArch se il Tar dovesse confermare l'interdittiva”.

La struttura commissariale della Regione, all'indomani dell'interdittiva ha provveduto alla rescissione del contratto con ReseArch avviando le trattative con Cossi Costruzioni, impresa che fa parte del gruppo 'Webuild', già attiva nei cantieri per la costruzione del ponte San Giorgio.

Il Tar ha smentito procura e prefettura, adesso bisogna attendere per capire chi abbia preso un abbaglio”, continua Pezzoli.

Il cantiere, al di là dell'interdittiva è rimasto fermo a lungo a causa di problemi di varia natura, quello degli spazi del cantiere, per esempio, ma anche ritardi nei pagamenti che in passato avevano portato a uno sciopero. Ora è tempo di andare avanti, per i cinquanta lavoratori, che con un cantiere a pieno regime dovrebbero diventare duecento, e per i genovesi, che per le esondazioni del bisagno hanno pagato un prezzo altissimo in danni e numero di vite umane.

E' fondamentale il rispetto della clausola di salvaguardia per i lavoratori, - ribadisce Andrea Tafaria, segretario generale Filca Cisl Liguria – noi possiamo solo attendere l'esito del procedimento giudiziario, dopodiché dovranno essere fatti tutti i passaggi per la conferma degli operai, tutti di grande professionalità di cui c'è bisogno”.

Francesco Li Noce

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