Il sapore accarezza antico il palato, stile comfort food.
È di quelli con cui sei cresciuto, di quelli che ricordi anche se non li assaggi più per un pezzo. Tutto intorno cambia, tu stesso cambi: quel gusto lì, però, ti piace sempre.
Alzi la mano, almeno tra coloro che si fregiano di un “anta” in fondo al numero dei loro anni, chi - nell’innamorarsi dello sport dei canestri e della Pallacanestro Varese - non si è fatto conquistare da quegli incontri che per una vita hanno ammantato Masnago di elettricità. E di tensione.
I derby contro Cantù, le partite contro le bolognesi (entrambe) o contro rivali storiche come Pesaro o Treviso: tutte avversarie sinonimo di tifo contrario acceso e numeroso, rivalità esibite senza remore e con poche regole, sfottò pesanti, a volte rischio di incidenti, altre incidenti tout court. Domeniche (o alla peggio sabati) bestiali, anni '80 e '90: tu eri lì, e in quella stessa eccitazione griffata, se è possibile, pure di un po’ di pericolo, la tua passione nasceva e cresceva. Poi debordava. E ti rapiva, per non lasciarti più.
Che nostalgia… Sì, è vero, il senso di civiltà applicato alle manifestazioni sportive ha fatto, soprattutto dal punto di vista normativo, salti in avanti di migliaia di chilometri: nessuno lo rinnega, né rimpiange le pagine vergognose che un certo tipo di tifo ha consegnato alla storia, qui e altrove. Il pathos che dà senso allo sport e alle sue leggende, però, è fatto di presenza e confronto: sommato tutto, pandemia compresa, ce lo stavamo dimenticando. Ed è un peccato.
Domani ci saranno circa 250 tifosi della Fortitudo al Lino Oldrini, per la sfida che vale una stagione. Duecentocinquanta: 200 del tifo organizzato (la Fossa) e quindi destinati alla gabbia in curva sud, gli altri sparsi in tutti i settori. Back to the future. E goduria: se proprio si deve vivere una gara del genere (chi sperava in una Varese salva ormai da tempo, ne avrebbe fatto volentieri a meno), meglio che sia così. All’antica.
Per il resto la questione è molto semplice: per Bologna sarà una delle ultime tre spiagge, per Varese l’ultimo appiglio prima di essere divorata da una fifa blu. Una vittoria biancorossa significherebbe permanenza in serie A senza se e senza ma; una sconfitta rimanderebbe l’appuntamento, rimetterebbe in gioco una serie di squadre e di calcoli e soprattutto costringerebbe la Openjobmetis a cercare altri due punti (nel peggiore dei casi addirittura quattro) negli ultimi due match contro Brescia (in trasferta) e Sassari. Con il peso di sei sconfitte su sette nelle gambe e nella testa.
Da evitare come la morte.
Numeri? Tecnica? Ma va là: vincerà chi sarà più lucido, chi sbaglierà di meno, chi sentirà meno il cuore tremare. Perché a confrontarsi saranno due realtà piene di pecche e di buchi. Incassare meno degli 89 punti di media subiti nelle ultime sei gare sarà un comandamento per i padroni di casa, forse l’unico, contro una contendente in fondo alla classifica dei rimbalzi (mentre Varese è penultima nei rimbalzi concessi), che perde pochi palloni (prima) e che tira un poco meglio.
La formazione di Alberto Seravalli sarà al completo, quella di Antimo Martino no: fuori per infortunio la guardia James Feldeine, un pericolo in meno. Aradori sa caricarsi i compagni sulle spalle anche se spesso non lo fa e viaggia a una sola dimensione; Benzing ha punti nelle mani, Groselle la stazza ma anche la lentezza, Procida la gioventù scanzonata, Frazier la chance di fare molto male dall’arco.
Tutto sulla carta, perché poi la verità è che le Effe finora ha fatto malissimo. E per questo ha un piede in A2. Varese poco meglio. E per questo spera, in una domenica d’altri tempi, di far felice i 4000 (-250) di Masnago.
Palla a due ore 17.30.
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