Stavolta la brevità sarà una promessa mantenuta: in fondo è mercoledì sera, sia per chi scrive che per chi legge.
E poi è inutile sprecare troppe parole: si potrebbe tranquillamente prendere il commento di domenica scorsa e fare la fotocopia.
La benzina – fisica e di idee da applicare al basket – sembra davvero finita. Emblematico l’applauso finale del Lino Oldrini: d'altronde cosa puoi contestare a giocatori che ci mettono tutto l’impegno di questo mondo ma, più di tanto, non possono fare?
Trieste ha colpito davanti, come prevedibile, con Banks e Konate, ovvero con il migliore dei suoi esterni e il più indigesto (allla conformazione biancorossa) dei suoi lunghi, trovando pazientemente e perennemente la miglior soluzione offensiva possibile, fosse da sotto e fosse da fuori (42%). E facendo ballare una difesa che non riesce più a coprire con la forza dei polmoni le sue falle strutturali.
E ha colpito dietro, semplicemente difendendo bene sul perimetro: davanti al muro eretto dai giuliani, la Openjobmetis ha sbattuto inesorabilmente, perché non ha armi al di fuori della velocità e del tiro da fuori. La prima ormai viene controllata, e risente di uno stato di forma che non è più quello dei giorni migliori, mentre la seconda è difficile da far valere se viene riconosciuta come soluzione quasi scontata da chi difende.
Se è possible, rispetto alle gare contro Pesaro e Treviso, Ferrero e compagni hanno fatto anche meno errori... E questo, se seguiamo il filone d’analisi intrapreso, è quasi “un’aggravante”: sarebbe da scrivere che non avrebbero mai potuto vincere stasera…
Woldetensae è tornato normale. Ed è giusto così, per ora. Sorokas, Vene e De Nicolao non sono attaccanti costanti: fanno un altro lavoro. Keene è solo, Beane non può essere il suo scudiero. E Roijakkers non può inventarsi più nulla.
Menzione d’onore invece per Librizzi e Caruso: uno al career high in Serie A, l’altro più che convincente. Stanno dimostrando entrambi di poter essere il futuro.
Varese è finita qui (anche se ci piacerebbe tanto essere smentiti). E non è una colpa: è un dato di fatto.
Speriamo che per rimanere in Serie A basti quanto di meraviglioso e indimenticabile e inaspettato fatto per due mesi (intanto la Fortitudo ha perso...). Da ricordare con grande gratitudine, nonostante i gufi e i “mai contenti” stiano trovando la via di casa.
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