Quasi 24 ore di viaggio per arrivare ai confini con la guerra. Noi, ad onor del vero, non ci siamo accorti di quanto sta accadendo oltre confine se non negli occhi e negli sguardi di chi ha perso tutto e che ora è espatriato per salvare la pelle. Donne e bambini che, ogni giorno, vengono recuperati a Chelm, l’ultimo avamposto polacco prima dell’inferno ucraino che comincia con la piccola città di Kovel.
Abbiamo viaggiato prima in Italia per superare il confine con l’Austria a Tarvisio e viaggiato tutta la notte attraverso Repubblica Ceca e, quindi, Polonia. Siamo arrivati qui, nel Nord-Est, a pochi chilometri da Ucraina e Bielorussia a un passo dalla guerra vera e propria. Sono stati quattro militi della Croce Verde e due autisti volontari a mettersi a disposizione. Tra loro il Presidente Davide Pallanca che, due settimane fa ha deciso di iniziare una raccolta fondi e beni di prima necessità. Con lui sono partiti: Secondo Messali, Franco Favaloro, Francesco Mirto, Antonella Minasi e Dario Carlettino. Due Minivan (che serviranno a portare in Italia una decina di rifugiati) e un furgone. Sono tutti stracolmi di ogni genere alimentare ma anche vestiti, scarpe e tanto altro, frutto della generosità del comprensorio intemelio.
Un viaggio durissimo, nel quale i sei si sono dati il cambio alla guida per arrivare fino qui. Alle 12.30 il navigatore annuncia “Svoltate a destra, la destinazione è raggiunta”: il tempo di aprire la porta del minivan che ci ospita e lo spettacolo non è certo dei più confortanti. Donne e bambini all’interno di una casa messa a disposizione di privati. C’è una sorta di punto di accoglienza dove c’è Olga: “Lei è il boss” ci di dice Marcin Maniek, il giovane che è stato in contatto in questi giorni con la Croce Verde. Lei è quella che coordina la fondazione ‘Liliowa 5’: all’arrivo tutti si devono registrare, poi per loro c’è subito un pasto caldo, qualche giocattolo per i più piccoli. Dietro di lei quello che ci aspettavamo, mamme e bambini ammassati tra brandine per riposare, in attesa di una destinazione.
Uno dramma a cui eravamo preparati ma, possiamo garantirvi, ci ha toccati duramente. I militi della Verde scaricano i due minivan ma poi Marcin li ferma vedendo arrivare anche il furgone super carico: “Qui non ci sta tutto, andiamo alla scuola dove ci sono altri rifugiati”. Ci muoviamo e andiamo nel plesso dove lo spettacolo è identico, rincarato dal numero ancora più elevato di profughi, anche loro in una palestra tra le brandine. Troviamo anche un agente della Municipale che parla un po’ di italiano. Tutti ringraziano perché sanno quanto è importante l’aiuto che arriva da tutta Europa.
Abbiamo il tempo di vedere il centro di Lublino, una città che continua a vivere normalmente come facciamo noi, anche se loro abitano veramente a pochi metri dalle bombe che cadono. Circa 322mila abitanti che, dall’oggi al domani, si sono trovati a convivere con una popolazione in fuga.
Prima di andare via c’è tempo per parlare con Marcin che, a circa 130 km dal confine con l’Ucraina, lavora ogni giorno da oltre 5 settimane insieme ai tanti volontari della associazione ‘Liliowa 5’. A lui abbiamo chiesto quali sono i loro problemi maggiori per gestirli: “Sicuramente è quello di parlare con loro e trovare dei luoghi dove poter approdare, in diverse nazioni. Qui ci sono molti rifugiati e, al confine ucraino ci sono tre milioni di altri profughi che potrebbero arrivare da un momento all’altro. E non abbiamo posto per tutti. Da noi lo spazio è limitato e, per questo, chiediamo a tutte le nazioni europee di aiutarci”.
Quanti rifugiati arrivano ogni giorni presso la vostra associazione: “Almeno 50/60 e, fino ad ora ne abbiamo fatti partire circa 2.000 in altre nazioni. Sono principalmente donne e bambini, ma anche alcuni uomini”.
Tu vivi vicino al confine, cosa pensi possa accadere nelle prossime settimane per la guerra in Ucraina: “Non lo so ma devo pensare al mio lavoro qui. Sicuramente sono un po’ spaventato, perché la prima ondata di rifugiati è terminata. Ma a pochi chilometri dal confine ci sono altri 3 milioni di profughi che potrebbero arrivare se l’esercito russo decidesse di attaccare”.
Esausto ma felice per aver compiuto il viaggio, il Presidente della Croce Verde, Davide Pallanca, che ha parlato a nome di tutti: “Siamo stanchi ma con il cuore pieno di gioia per aver fatto questo. Siamo svegli da oltre 30 ore ma dispiace la tristezza che c’è negli occhi delle persone, soprattutto dei bambini. Noi siamo abituati a vedere tutto dal divano ma la realtà è diversa, con una situazione drammatica. Abbiamo intrapreso questo viaggio umanitario, impegnandoci con persone esterne alla Croce Verde e voglio ringraziare tutta la squadra che è venuta con noi”. La fondazione di Lublino è rimasta stupita della quantità di beni portati: “Si è vero, abbiamo dovuto suddividerla e abbiamo riempito corridoi e stanze, ma di questo dobbiamo solo ringraziare i cittadini del comprensorio intemelio”.
Alle 17 è tempo di andare a fare una doccia perché stanotte si deve dormire, soprattutto gli autisti, i veri eroi di questo viaggio. Domani mattina a mezzogiorno ci aspettano 10 rifugiati che dovremo portare a Verona e Imperia. Per loro sarà il viaggio della solidarietà ma sanno di lasciare il confine con il loro paese, che rimane loro alle spalle. Per noi sarà il ritorno a casa, con ancora quelle immagini negli occhi, che non sono nulla rispetto a chi ha visto la guerra (quella vera) ma che, vivendo a 2.000 chilometri di distanza, ci rimarranno sempre in mente.
Domattina noi ripartiremo, ma le bombe sull’Ucraina continueranno a cadere seminando morte e distruzione. A Lublino, invece, rimane tanta gente che si ‘sbatte’ giorno e notte per aiutare un popolo devastato dalla guerra.
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