È un processo su cui incombe la prescrizione quello del troncone Tenda Bis passato dal tribunale di Cuneo al Bruno Caccia di Torino: i termini, iniziati a decorrere nel 2017, matureranno nel 2025.
La Procura, rappresentata dal p.m. Chiara Canepa, titolare inziale insieme all’ex Procuratore di Cuneo Francesca Nanni del fascicolo, sostiene l’accusa di frode in pubbliche forniture, falsificazioni sulle certificazioni SAL (avanzamento stato dei lavori), truffa ai danni dello stato e attentato ai pubblici trasporti. Sono quindici gli imputati, cinque dei quali sono già stati giudicati a Cuneo. Parti civili, il Comune di Limone Piemonte, l’Anas e il Ministero dei Trasporti e della presidenza del Consiglio dei ministri.
Ma perché l’inchiesta ha subito uno sdoppiamento tra Cuneo e Torino? La ragione, come si legge nelle motivazioni della sentenza redatta dal giudice cuneese Sandro Cavallo, ruota attorno alla competenza territoriale. Le certificazioni circa lo stato di avanzamento dei lavori del tunnel, sono datate, firmate e sottoscritte a Torino. Dunque, le truffe e le frodi per cui si procede al Bruno Caccia, si sarebbero concretizzate nel capoluogo piemontese. La Procura cuneese ha invece sostenuto fosse solo una questione formale e non concreta, opponendosi così alla richiesta di ‘suddividere’ il procedimento in due tronconi, giacché, come ribadito nella prima udienza filtro, le intercettazioni cui erano soggetti gli imputati, agganciavano le celle di Limone Piemonte o al Colle di Tenda. Dunque, la giurisdizione è torinese in quanto si presume che i reati contestati siano stati commessi proprio a Torino.
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