In merito alla vicenda dell'assoluzione 'perché il fatto non sussiste' di Giovanni Ghiotti, 55 anni, reo confesso di aver soffocato la madre Laura Tortella per evitarle atroci sofferenze, ha sollevato in questi giorni molto 'clamore mediatico' e interesse nazionale.
Questa mattina il procuratore aggiunto Vincenzo Paone, con una nota ha voluto fare chiarezza sulla vicenda
"In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, spiega il procuratore, al fine di valutare l'impugnazione della stessa, questo Ufficio ritiene doveroso fornire un contributo informativo sulla vicenda specificando gli elementi oggettivi in forza dei quali si è esercitata l'azione penale e si è chiesta la condanna del Ghiotti. In primo luogo, sono state valutate le dichiarazioni confessorie dell' imputato rese dapprima alla polizia giudiziaria, poi al pm e, infine, confermate davanti al Gup nell'ambito del giudizio abbreviato".
Giovanni Ghiotti ha sempre affermato di aver posto fine all'esistenza della madre somministrandole un elevato quantitativo di gocce di sonnifero e, una volta che la donna si era addormentata, ostruendole la bocca e il naso con un cuscino, motivando il gesto per le condizioni cliniche della madre che aveva subito diverse fratture agli arti inferiori e che aveva detto al figlio, in più occasioni, che avrebbe preferito morire piuttosto che non poter più deambulare autonomamente.
"Per valutare l'attendibilità della confessione - spiega Paone, nonchè per accertare la sua capacita di intendere e di volere, è stata eseguita un'accurata valutazione psichiatrica. II Consulente ha riconosciuto la piena capacita di intendere e di volere dell' imputato e l'assenza di indicatori a favore di condizioni psicotiche o di racconto costruito senza una base di realtà rispetto al fatto che afferma di avere commesso".
Le dichiarazioni confessorie, coerenti e logiche, rese da Ghiotti hanno poi trovato elementi di riscontro nella consulenza medico legale che ha evidenziato la presenza di benzodiazepine (lorazepam, diazepam e nitrazepam) nel tessuto gastrico, nel midollo osseo della cresta iliaca e nella milza. La presenza di tali principi attivi nei tessuti indicati ben 1.068 giorni dopo il decesso evidenziava una loro assunzione prossima allo stesso.
"In particolare, chiarisce il procuratore, la presenza di diazepam nello stomaco era indice di un decesso intervenuto prima che il farmaco, assunto per via orale, potesse essere digerito. Peraltro, per completezza di indagine, è stato eseguito anche l'esame del capello della Tortella: dall'analisi in oggetto, non è emersa la presenza dei nominati principi attivi, circostanza compatibile o con la degradazione del tessuto analizzato o con l'assenza di un'assunzione cronica degli stessi principi attivi rinvenuti negli organi. Al riguardo, si aggiunge che sia il diazepam che il nitrazepam non risultavano tra le prescrizioni mediche della donna".
"L'assenza di elementi da cui desumere la certa e incontrovertibile presenza del consenso della vittima al momento della commissione del fatto ha escluso che potesse essere applicata l'ipotesi di cui all'art. 579 c.p. (omicidio del consenziente)".
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