Uno sciopero in piazza, nel cuore di Torino, per raccontare le difficoltà che da due anni affrontano (quasi inascoltati) coloro che per mestiere sono infermieri e operatori sanitari e che dall'inverno del 2020 combattono il Covid.
La manifestazione, organizzata da Nursind, è fissata per venerdì 28 gennaio alle 10.30, in piazza Castello. La piazza che in questi anni di restrizioni e misure di distanziamento è stata la cornice di quasi tutte le proteste di categoria. "Confidiamo nel fatto che tutti coloro che hanno apprezzato il nostro coraggio e il nostro lavoro possano condividere le ragioni della nostra protesta - spiegano il segretario regionale Nursind Piemonte, Francesco Coppolella e il segretario Nursind Torino, Giuseppe Summa -. Chiediamo un gesto di solidarietà, ben consapevoli del fatto che migliorare le nostre condizioni di lavoro significhi migliorare l’assistenza di tutti".
"Dal governo Draghi nessun segno di vicinanza"
"Il Governo Draghi - proseguono - inspiegabilmente non ha ritenuto di dare un segnale di vicinanza agli operatori sanitari (infermieri, ostetriche, OSS, professionisti sanitari), erogando già da questo mese le risorse stanziate a dicembre 2020. Le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili. Il peso della responsabilità che poggia sulle nostre spalle è sempre più gravoso, siamo fianco a fianco tutti i giorni con la morte. Da due anni che non abbiamo vita al di fuori del lavoro. Abbiamo gli stipendi tra i più bassi d’Europa. Ci sobbarchiamo a nostre spese l’assicurazione, la formazione e l’iscrizione all’ordine professionale. Gli applausi e le pacche sulle spalle non ci aiutano ad arrivare a fine mese".
"Non vogliamo creare disagio ai cittadini più di quello che già stanno vivendo - precisano i vertici di Nurdind -. Vogliamo però che tutti sappiano che gli infermieri sono una risorsa fondamentale per tutti i sistemi sanitari del mondo, ma evidentemente non per il nostro Governo e le nostre Regioni. Chi di noi può si ferma e sciopera, gli altri garantiranno i servizi essenziali, come sempre
abbiamo fatto".
Le difficoltà della Asl To4: da Ivrea a Cuorgnè
Ma in attesa della manifestazione di venerdì, alcuni camion a vela gireranno e stazioneranno per i vari Ospedali dell’ASLTO4 con lo slogan "Spremuti e ignorati, non vi lasceremo soli dicevano…parole, promesse, zero fatti". In questa zona, spiegano gli esponenti sindacali "la carenza di personale è tangibile dall’inizio della pandemia, ma nelle ultime settimane il numero di operatori positivi sta mettendo a dura prova i servizi. Chiediamo che tutti gli infermieri che si collocheranno utilmente nella graduatoria del bando a 36 mesi dello scorso 21 gennaio vengano assunti senza indugi".
Entrando nello specifico - spiegano da Nurdind - "Ivrea ha bisogno di un nuovo nosocomio, ma nello stesso tempo di importanti lavori sull’attuale struttura. In attesa di terminare i lavori previsti dal Piano Arcuri (P.S., Rianimazione, percorsi pulito/sporco) Dialisi, Medicina e Ortopedia necessitano di un importante restyling, così come anche l’attuale reparto che ospita i pazienti covid.Attendiamo la tanto promessa Risonanza Magnetica, così come la PET-TC che è fondamentale per una struttura di riferimento Oncologico. Inoltre, in attesa del concorso per il Direttore del P.S., auspichiamo che lo stessa venga fatto per la Dialisi, l’Urologia e altri importanti strutture che Ivrea ha perso in passato".
"A Cuorgnè diventato covid Hospital durante la seconda ondata, va restituito il Pronto Soccorso e speriamo che la struttura complessa prevista per Ivrea, possa aiutare nel reclutamento delle professionalità necessarie. Ovviamente auspichiamo che Cuorgnè possa tornare ad essere un ospedale di riferimento anche per l’attività chirurgica minore (vedi cataratta per esempio) sospesa da inizio gennaio".
"A Ciriè i lavori della Rianimazione e del DEA non sono ancora iniziati e la pandemia ha evidenziato la necessità di avere una seconda TC per dividere gli esami tra pazienti covid e non. La riapertura della Rianimazione covid, inoltre, sta imponendo il blocco di una sala operatoria per ospitare pazienti di rianimazione non covid in caso di necessità. Situazione che peggiora ulteriormente le liste di attesa e che mette a dura prova il personale. Inoltre, con il concorso da Direttore presso il DEA, auspichiamo che possa migliorare finalmentel’attuale situazione organizzativa, dove il personale medico è totalmente esternalizzato".
"Lanzo come Cuorgnè è stato trasformato in covid hospital nella seconda ondata, perdendo il PPI, il CAVS e tutta l’attività chirurgica delle sale operatorie. Auspichiamo non solo che tutto possa essere ripristinato, ma confidiamo in un potenziamento delle attività. A Chivasso speriamo si possano avere presto nuovi posti letto di terapia intensiva, al fine di evitare il blocco dell’attività chirurgica come accaduto nelle precedenti ondate".
"Infine, per quanto riguarda l’Ospedale di Settimo Torinese invece, ribadiamo la nostra assoluta contrarietà alla dismissione totale ai privati. Il 28 gennaio sciopereremo non solo per le condizioni di lavoro e il mancato riconoscimento
professionale, ma per salvaguardia della sanità pubblica. Dopo quasi 24 mesi, non ci troviamo più di fronte a un’emergenza sanitaria mondiale, ma un’emergenza organizzativa nazionale".
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