"Mio figlio, così come altri nello stesso istituto, è costretto a stare a casa non perché positivo, ma perché contatto di positivo in famiglia. Però non può usufruire della dad, perché nonostante ripetute richieste la sua scuola non acconsente ad attivarla". Nel racconto di alcune mamme di Torino si svela quanto la burocrazia sappia diventare paradosso. Soprattutto in un momento complesso come la pandemia da Covid, con cui anche all'ombra della Mole si è chiamati a convivere da ormai due anni.
Due anni, a guardare il calendario, ma tre anni scolastici, durante i quali si è sperimentato ogni modo per non interrompere l'insegnamento, fino ad arrivare alla dad. Prima zoppicante e per tentativi, poi sistematica e "istituzionalizzata". Ma in questa nuova ondata di contagi, con una variante Omicron che sembra dilagare soprattutto tra le fasce d'età più giovani, la situazione nelle scuole si è complicata, tra scenari, situazioni, conteggi e provvedimenti vari (alcuni anche adottabili in via precauzionale) che di fatto hanno differenziato i casi scuola per scuola, aula per aula.
Alcuni compiti arrivano, altri no
"Nella nostra scuola non è prevista la dad sincrona, a meno che tutta la classe non sia in quarantena - dice ancora una delle mamme, la cui bimba frequenta la quarta elementare -. E visto che lei è contatto di suo fratello, positivo e isolato a casa, è stata di fatto abbandonata a se stessa per dieci giorni".
L'unico contatto con i compagni è stato quello "di una volta", quando si era malati e si aspettava il pomeriggio per farsi passare i compiti sotto dettatura, tramite la cornetta del telefono fisso. "I compiti sarebbero da mandare a discrezione degli insegnanti - prosegue - e così c'è chi ha mandato materiali quotidianamente (anche accompagnandoli con messaggi per mantenere i contatti), mentre altri insegnanti non hanno mandato nulla. Ma tanto, ci è stato detto, così prevede la circolare".
Il problema, a ben vedere, è però un altro. Decisamente più ampio. "Mi sono molto arrabbiata. Molte famiglie prima di noi avevano chiesto di attivare la dad, per situazioni simili. Ma già lo scorso anno non avevano trovato la minima collaborazione. Si sono sempre sentite rispondere che se non è tutta la classe in quarantena, allora non si fa partire la dad".
Proprio perché è una scelta a discrezione della dirigenza? "Esatto - racconta un'altra mamma, il cui figlio frequenta le medie, sempre nello stesso istituto -, ma non ritengono di attivarla. Eppure, al terzo anno scolastico in cui si convive con il Covid, i meccanismi mi sembrano ormai piuttosto oliati. Non capisco quale problema insormontabile possa creare aprire anche solo un collegamento video con la classe, in cui i piccoli possano almeno ascoltare la lezione, anche senza interagire".
Il paradosso della quarantena "a catena"
Non mancano poi i paradossi. "Conosciamo di situazioni in cui il bambini, per positività successive in famiglia, si trovano a essere ormai contatto da quasi un mese. E lo rimarranno chissà fino a quando. Chi restituirà a questi ragazzi le settimane di scuola perse? Sono bambini letteralmente abbandonati. Chissà se il ministro Bianchi è a conoscenza di queste situazioni".
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