Il Nazionale

Cronaca | 16 novembre 2021, 17:48

Turbativa d’asta e peculato: verdetto ribaltato in appello per l’ex sindaco di Argentera

Arnaldo Giavelli condannato a 3 anni e 4 mesi, un anno alla moglie (pena sospesa). In primo grado a Cuneo l’ex amministratore era stato assolto, ma condannato per un’altra vicenda. Il difensore annuncia ricorso in Cassazione: "Non c’è stata alcuna violazione di legge"

Turbativa d’asta e peculato: verdetto ribaltato in appello per l’ex sindaco di Argentera

In primo grado, in Tribunale a Cuneo, l’ex sindaco di Argentera Arnaldo Giavelli (difeso dagli avvocati Paolo Botasso e Paolo Scaparone) e la moglie E. D. (assistita dai legali Paolo Adriano e Stefano Campanello) erano stati assolti “perché il fatto non sussiste”. Le accuse, a vario titolo, erano quelle di turbativa d’asta, peculato e abuso d’ufficio. La Procura cuneese aveva però impugnato la sentenza d’assoluzione riguardante le posizioni dell’ex primo cittadino e della consorte, trasmettendo gli atti alla Corte d’Appello di Torino. Ieri, lunedì 15 novembre, i giudici torinesi hanno ribaltato quel primo esito processuale, condannando gli imputati, rispettivamente, a 3 anni e 4 mesi di reclusione (per turbativa d’asta e peculato) e a 1 anno di reclusione (con pena sospesa, per turbativa d’asta). Giavelli è stato invece assolto dall’accusa di abuso d’ufficio.

Secondo le ipotesi d’accusa alcuni appalti erano stati “truccati” per favorire la ditta della moglie di Giavelli. Fra questi c’era anche la gara indetta dal Comune di Argentera nel 2014 (valore circa un milione di euro) nell'ambito del programma “6.000 Campanili” per il finanziamento di opere infrastrutturali nei piccoli comuni.

A vincerla era stata una associazione temporanea di imprese costituita dalla ditta di E.D., la moglie, e dal suocero (assolto) dell’ex primo cittadino e da un’impresa di Moiola. Secondo gli inquirenti ci sarebbe stato un accordo con l’imprenditore di Montanera Massano (che aveva patteggiato) per pilotare l’esito del bando.

Per questi fatti i giudici di primo grado avevano disposto l’assoluzione di tutti gli imputati, mentre il pubblico ministero Alberto Braghin aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione per Giavelli e a 1 anno e 6 mesi ciascuno per moglie e suocero. L’assoluzione di quest’ultimo non venne impugnata dalla Procura, per cui l’uomo non è stato coinvolto nel giudizio in appello.

Sempre in primo grado l’ex sindaco era stato invece condannato a 1 anno e 6 mesi (pena sospesa) per un’altra vicenda, riunita al processo, con la contestazione di una truffa poi riqualificata dai giudici in abuso d’ufficio e riguardante fondi che la Regione stava per erogare per la costruzione di una pista di “down hill” in Valle Stura, mai realizzata. In questo caso la Corte di Torino ha accolto l’appello proposto dai difensori dell’imputato, assolvendo l’amministratore dall’accusa di abuso d’ufficio.

Le accuse di peculato si riferiscono agli anni 2014 e 2015: Giavelli, nella sua qualità di sindaco, avrebbe in varie occasioni utilizzato gasolio di proprietà del Comune per effettuare rifornimenti.

L’avvocato Paolo Botasso, difensore dell’ex sindaco: “Con riferimento alla condanna per peculato è stata concessa un’attenuante riferibile all’eliminazione del danno. Ma il danno forse non c’è mai stato, perché era stato proprio Giavelli ad aver istituito il registro per i prelievi del carburante. Si è ritenuta questa condanna sussumibile alla condotta di peculato. Faremo ricorso in Cassazione, proprio perché crediamo che sia stata valorizzato l’aspetto ambientale, argomento di appello della Procura, e anche quello che la vicenda si fondasse sui legami familiari. Non c’è stata alcuna violazione di legge o atto fraudolento. Continuiamo a non capire quali siano le norme violate”.

Parte civile nel procedimento, il comune di Argentera, rappresentato dal legale Gabriella Turco: "E' stato riconosciuto il diritto ad ottenere il risarcimento danni che verrà disposto in sede civile".

CharB.

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