Ci siamo. Dopo venticinque anni di attesa, oggi è finalmente arrivato il giorno della verità. Forse.
Nel tardo pomeriggio, in una autorimessa dove è posteggiato il motorino di Annalucia Cecere saranno eseguiti degli accertamenti su alcune minuscole tracce trovate vicino alla sella dello scooter sequestrato nella casa di Boves dove vive la donna accusata di aver ucciso la giovane Nada Cella, mentre era al lavoro in uno studio commercialistico di Chiavari.
Secondo gli inquirenti, sul mezzo perfettamente conservato per 25 anni, potrebbe esserci la così detta “prova regina”, per incastrare la Cecere alle sue responsabilità. O forse rendere più labile l’impianto accusatorio che dopo cinque lustri la vede sospettata principale di quel delitto.
Nada e la sua famiglia aspettano ormai da troppo tempo che sia fatta giustizia. E se adesso il cerchio sembra stringersi sempre di più, non è detto che gli esami svolti oggi portino alla svolta definitiva del cold case ligure.
Saranno eseguiti gli “accertamenti tecnici non ripetibili”, in contraddittorio tra le parti e quindi con la partecipazione della difesa. Secondo gli esperti basterà una piccola goccia di sangue per estrarre il Dna e confrontarlo con quello della vittima.
Oltre agli uomini della polizia scientifica della questura di Genova, sarà presente anche il genetista Emiliano Giardina, l’esperto che individuò “Ignoto Uno” nel caso di Yara Gambirasio.
“Attendiamo fiduciosi l’esito degli accertamenti - dichiara l’avvocato della famiglia Cella, Sabrina Franzone - La prova del Dna di Nada sul motorino potrebbe essere una prova schiacciante ma se così non fosse, l’impianto accusatorio è forte e composto da molti elementi, può reggere anche senza una conferma certa che quella goccia di sangue sia di Nada. Noi aspettiamo e andiamo avanti”.
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