Il Nazionale

Cronaca | 09 novembre 2021, 17:07

Il “Cold case” che porta a Boves si scalda grazie a un motorino custodito con cura dall’indagata

L’avvocato che ha seguito la riapertura del caso di Nada Cella: “Di quello scooter si parlò a lungo, ma nessuno indagò fino in fondo”. Basterebbe una goccia di sangue per chiudere l’indagine

Il “Cold case” che porta a Boves si scalda grazie a un motorino custodito con cura dall’indagata

Ma dopo un quarto di secolo, il motorino di Annalucia Cecere - la donna residente a Boves iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Genova, per l’omicidio della giovane Nada Cella - potrebbe davvero rilevare qualche cosa di utile per sbloccare le indagini e collocare senza ombra di dubbio l’ex insegnante sulla scena del crimine?

È quanto sperano gli inquirenti che hanno sequestrato lo scooter, ritrovato - con non poca sorpresa da parte degli stessi investigatori - in un box e custodito anche in maniera attenta.

“Venticinque anni sono un’eternità per accertamenti di questo tipo", spiega l’avvocato di Genova Sabrina Franzone che ha seguito passo passo la riapertura del caso, ottenuta grazie alle indagini e all’ostinazione di non arrendersi mai, della criminologa Antonella Delfino Pesce.

“È anche vero - prosegue il legale genovese, impegnata in questi giorni nelle udienze per il crollo del Ponte Morandi di Genova - che i test sofisticati di oggi, potrebbero ricavare preziosissime informazioni anche da una - eventuale - piccola goccia di sangue”.

È naturalmente importante il modo in cui è stato conservato il motorino per tutti questi anni: se parcheggiato sempre nel box è un conto, se esposto a pioggia e altre intemperie anche per breve tempo è un altro.

Chi conosce Annalucia Cecere, non la ricorda in motorino per le vie cittadine, ma questo è un dettaglio di poco conto, al fine dell’inchiesta.

Ma perché quel vecchio Piaggio è così importante?

“Perché è uno dei tanti elementi collocati sul luogo dell’omicidio o nelle sue vicinanze - prosegue l’avvocato Franzone - sul quale non sono stati fatti accertamenti approfonditi”.

La presenza di un motorino sulla scena del delitto era stata segnalata da tre diverse testimonianze, tutte anonime, fin dai giorni successivi alla morte di Nada. Prima una telefonata a un avvocato - che non seguiva il caso - con la quale una donna sosteneva che, come si legge negli atti: “alle 8.50 di lunedì 6 maggio, transitando all’altezza dell’incrocio con via Marsala, aveva visto una ragazza a lei nota come Anna mentre partiva con il suo motorino”. La donna aggiunse anche che la ragazza era visibilmente sconvolta. Testimonianza simile è stata registrata anche sulla segreteria dello studio del commercialista dove morì Nada. Anche in questo caso era una donna.

Una terza telefonata anonima, dal contenuto simile alle precedenti, arrivò anche al commissariato di Chiavari.

“Si parlò molto di quello scooter - spiega l’avvocato Franzone - e gli investigatori accertarono che solo due persone che vivevano in zona potessero avere quel tipo di Piaggio. Una di queste era proprio Annalucia Cecere. Poi però questa pista investigativa si fermò e il motorino non venne cercato né tanto meno sequestrato. E non chiedetemi il perché”.

NaMur

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