Tentato omicidio.
Questa l’accusa con cui M.K. era stato rinviato a giudizio dalla Procura davanti al tribunale di Cuneo. Il 13 luglio 2020, intorno alle 20.30, i Carabinieri di Cuneo erano stati chiamati ad intervenire all’incrocio tra corso Nizza e corso Giolitti per sedare una lite fra due connazionali, originari della Somalia: “Al nostro arrivo erano avvinghiati su una panchina - hanno riferito i militari-. Uno, l’imputato, aveva un collo di bottiglia in mano, l’altro, ferito gravemente al collo, gli stava mordendo un dito. La vittima, un uomo di 32 anni, è stata successivamente trasportata al pronto soccorso in codice giallo”.
M.K. è stato condannato ieri pomeriggio, mercoledì 3 novembre, a 5 anni di carcere.
Alla base dell’aggressione ci sarebbero, come spiegato dall’imputato in sede di esame, vecchi rancori. “Sono in Italia dal 2008 – aveva raccontato M.K. davanti al collegio giudicante -. Dopo essermi traferito da Tarantasca, sono andato ad abitare con altre cinque persone in un appartamento a Cuneo concessami da una cooperativa. Ho conosciuto la parte offesa nel gennaio 2020 perché l’avevo aiutato a rinnovare il titolo di viaggio. Ci frequentavamo. Un giorno è stato sorpreso a rubare a casa ed è stato denunciato. Quella sera, a luglio, siamo andati alla Caritas a prendere la cena. Lui ha iniziato a minacciarmi ed insultarmi. Voleva che gli togliessi la denuncia di furto. Ma io non potevo fare nulla. Ci siamo picchiati e la discussione sembrava essere finita lì. Io ho raggiunto i miei amici per bere una birra e lui i suoi. Poi è tornato ed aveva in mano una pietra. Per evitare che mi colpisse io l’ho ferito. Non volevo fargli male. La bottiglia si è spaccata quando ha sbattuto contro il sasso che aveva in mano. Appena ho visto che sanguinava l’ho fatto sedere sulla panchina e lui ha iniziato a mordermi la mano sinistra”.
Il 32 enne, come aveva specificato il consulente medico legale del pubblico ministero, aveva riportato una ferita profonda circa 2cm all’altezza della carotide. “I medici l’hanno dapprima messo in prognosi riservata e poi hanno chiamato il chirurgo vascolare. Sospettavano infatti fosse stata recisa la carotide poiché la sede della ferita descritta occupava la regione dove scorre il sistema nervoso dell’arteria della carotide. Una volta effettuata la TAC e messi i punti di sutura, i sanitari gli avevano proposto il ricovero e il paziente si era rifiutato. Era infatti uscito dall’ospedale per poi tornare dopo perché stava per svenire. La prognosi era stata inizialmente di 20 giorni, ma il soggetto non si è mai attenuto alle prescrizioni mediche”.
Per la difesa, la condotta dell’imputato sarebbe stata ascrivibile come un eccesso colposo di legittima difesa: “La volontà di non uccidere la persona offesa è ravvisabile in ciò che è successo dopo. M.K. non appena si è accorto che la vittima perdeva sangue si è fermato e l’ha fatto sedere su una panchina. L’aggressione, inoltre, è avvenuta frontalmente e non di tergo come sostenuto dal 32enne. La versione del mio cliente è veritiera. La persona offesa non ha nemmeno accettato ed eseguito le cure prescritte.”
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