A proposito di occupazione abusiva degli alloggi, l'operazione della polizia municipale di lunedì scorso ci ha fornito lo spunto per approfondire la tematica dell'emergenza abitativa, che da anni interessa da vicino centinaia di genovesi, i quali per trovare una casa sono costretti a ricorrere alle istituzioni, e quando queste non ce la fanno, a rivolgersi alle realtà che sul territorio rappresentano un punto di riferimento nella lotta alla povertà abitativa.
Tra queste c'è senza dubbio la Caritas, che a Genova mette a disposizione alloggi di privati, parrocchie e di un'opera pia, sparsi su tutta la città in grado di accogliere 31 nuclei familiari, con molti minori, o in alcuni casi, uomini o donne soli che si ritrovano a convivere con estranei, non senza difficoltà. Negli anni sono state 102 le famiglie che si sono rivolte all'associazione, per un totale di 300 persone.
"Come Caritas da anni, nostro malgrado gestiamo questa emergenza sociale. - spiega l'operatrice Lucia Foglino a La Voce di Genova - Nel 2000 la diocesi aveva lanciato il progetto 'Case Giubiliari' con cui si chiedeva di offrire alloggi che sarebbero stati gestiti dalla Caritas, dove poter accogliere persone in attesa di assegnazione di un immobile dal comune, o di un miglioramento delle condizioni economiche".
Su iniziativa dei volontari, al lavoro già svolto dalla Caritas, da aprile scorso è stato aperto lo 'Sportello Diocesano', gestito da don Massimiliano Moretti che dall'apertura a giugno ha già assistito 54 persone che non riescono a trovare casa perché le loro condizioni economiche non le rendono 'appetibili' per il libero mercato degli immobili.
"Ci sono persone che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza, - spiega ancora Foglino - e possono pagare importi molto bassi e comunque non sufficienti per affittare un appartamento. Ci sono anche famiglie in difficoltà perché non riescono più a pagare l'affitto come un tempo. Finora tramite lo sportello siamo riusciti a sistemare quattro famiglie presso immobili di associazioni o parrocchie, che però necessitano di interventi".
Secondo un report della stessa Caritas, nel 2019, su circa 4000 domande l'anno per un alloggio popolare, il comune di Genova riusciva a soddisfarne appena cento. "Oggi forse sono 200, ma sono numeri comunque insufficienti", spiega ancora l'operatrice.
La lentezza con cui si muovono le graduatorie comunali non è dovuta alla mancanza di immobili. Oggi a Genova ci sono decine di migliaia di case vuote, molte di privati, ma altre di enti pubblici, che però necessitano di restauri per essere messe a disposizione delle famiglie.
Le liste d'attesa sono riempite da persone troppo povere per potersi permettere un affitto autonomamente, ma troppo 'ricche' per balzare in alto nella graduatoria. Un limbo in cui ogni anno restano intrappolate centinaia di famiglie, con tutte le conseguenze che comporta lo stress dovuto alla loro situazione. I protagonisti di queste vicende hanno molte fragilità, perdere la casa porta sempre una serie di altri disagi a effetto domino: conflitti familiari, stati d'ansia, soprattutto per le donne e per i figli minori.
"Serve una rete per assistere le persone dal punto di vista psicologico e sanitario. Spesso queste situazioni portano alla depressione. Il nostro lavoro viene affiancato da quello dei centri di ascolto vicariali, che seguono le famiglie per le domande necessarie per ottenere gli alloggi. Collaboriamo con l'ufficio emergenza abitativa del Comune, con l'assistente sociale dell'ufficio casa, che monitora le graduatorie per l'assegnazione; ci sobbarchiamo le spese di trasloco e allaccio utenze per le famiglie che riescono a trovare gli alloggi popolari dopo aver vissuto in quelli messi a disposizione da noi".
Nei vent'anni di attivazione del progetto 'Case Giubilari', la Caritas di Genova ha assistito 300 persone, il 40 per cento delle quali è riuscita a ottenere l'assegnazione di un immobile popolare, il 30 per cento ha trovato un'altra sistemazione, magari da un parente o un amico, e altri fortunatamente hanno migliorato le proprie condizioni. In questo ha giocato un ruolo decisivo l'introduzione delle pensioni di cittadinanza. "Si tratta di un contributo perpetuo, e questo permette a chi la riceve di potersi immettere sul mercato, mentre il reddito di cittadinanza, che ha certamente migliorato le condizioni di vita delle persone, non dà sufficienti garanzie ai padroni di casa, quindi non ha migliorato l'emergenza abitativa", spiega Foglino.
Un'ultima considerazione la dedichiamo alla nazionalità delle persone che si rivolgono ai centri di ascolto della Caritas. A Genova gli italiani sono in leggera prevalenza, ovvero il 52 per cento delle persone assistite, mentre per quanto riguarda l'emergenza abitativa, sono più gli stranieri che gli italiani a soffrirla. "Questo - conclude l'operatrice - è dovuto alle difficoltà degli stranieri di avere una rete familiare e sociale attorno. Tuttavia è un problema destinato a ridimensionarsi grazie alle seconde generazioni e ai ricongiungimenti familiari. Per gli stranieri restano comunque le difficoltà nell'inserimento nelle graduatorie comunali, in cui come requisito è richiesta la residenza da dieci anni".
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