«Una gran carrera, un gran jugador, una gran persona».
Le parole del telecronista di Claro Sport sottolineano magistralmente il momento. Sono quasi le 23 (le 16 qui in Italia) alla Saitama Arena di Tokyo. Australia e Argentina, avversarie nei quarti di finale del torneo olimpico di basket, sono sul 92-56. Mancano 51 secondi alla fine di un match già finito - nel punteggio - da tempo: ad andare avanti sarà l'Australia.
Coach Hernandéz chiama il cambio. Esce Luis Scola. E potrebbe averlo fatto per l'ultima volta da un campo di basket.
Il 41enne campione argentino potrebbe aver appena giocato la partita finale di una carriera incredibile. Di certo quella odierna è la conclusione della sua avventura con la maglia albiceleste. In questi giorni in Giappone ha giocato ancora una volta in maniera magistrale e incisiva, trascinando i compagni ai quarti di finale. Oggi non ha brillato (solo 7 punti), come tutta la sua nazionale del resto. Ma poco conta: è tutto quello che c'è stato negli ultimi vent'anni di storia cestistica mondiale a contare.
Il gioco si ferma. El General abbraccia il suo allenatore e tutti i compagni. In mezzo al campo e ai lati dello stesso, sulle due panchine, tutti - tutti - applaudono. Gli occhi di Scola dicono tanto, così come un volto tirato da un cuore che non può parlare ma si fa sentire. Anche i giganti si commuovono, seppur lievemente e senza darlo troppo a vedere.
Sarà stata davvero l'ultimo tango di questa stella del basket? La risposta dovrà darla lui. A Varese. Che lo aspetta e lo aspetterà a braccia aperte.
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