Altro che auto, con annesse code tra strade, autostrade e dogane, o Tilo: cinquantacinque chilometri andata, cinquantacinque ritorno. In bici.
Tutti i giorni.
È, quella che stiamo per raccontare, un’altra impresa da innamorato pazzo del ciclismo firmata da Martino Caliaro, ex professionista di Ceresolo (Laveno Mombello) conosciuto alle nostre latitudini per essere il “Re del Cuvignone”, salita scalata 250 volte in un anno e poi 300 in un altro anno.
Pazzia? No, passione che diventa normalità. Normale andare al lavoro, normale per Martino farlo in sella, nonostante la meta da raggiungere ogni volta che il sole sorge sia la non vicinissima Sant'Antonino, vicinanze di Bellinzona, in Svizzera: «La storia del Cuvignone è nata quando da professionista mi allenavo con Ivan Basso - racconta Caliaro - A volte lo scalavamo anche 5 volte in un solo giorno, così mi è venuta una sorta di “dipendenza” e di voglia di mettermi alla prova. Quando però ho iniziato a lavorare, ho dovuto in parte smettere di fare queste imprese istrioniche, ma la passione per la bici mi è sempre rimasta, tanto che da qualche anno vado in bicicletta da frontaliere in Svizzera a lavorare».
«Per me è una forma di rilassamento ma serve anche per tenermi in forma. Tutti i giorni a seconda dei turni lavorativi e delle condizioni climatiche parto da casa mia a Ceresolo per arrivare a Sant'Antonino vicino a Bellinzona, percorrendo 55 km di andate e altri 55 di ritorno, vedendo i bellissimi paesaggi che il lago Maggiore regala nelle diverse stagioni».
Quando tempo impieghi?
Generalmente circa un'ora e 40 minuti, ma non cerco record, è solo un mio modo di vivere una parte della mia vita.
Cosa ti spinge?
La passione per la bici e la passione per l'ambiente: infatti uso un mezzo non inquinante, zero spese e anche zero coda in dogana. Al contempo mi tengo in forma fisica e, cosa più importante, faccio quello che mi piace e che mi gratifica.
Oltre alla bicicletta coltivi alle passioni?
Il lavoro mi impegna molto e mi dà molte soddisfazioni, perché faccio qualcosa di utile, sviluppando protesi per i vari tipi di interventi ortopedici. Il tempo libero è sempre limitato e non ho altre passioni oltre alla bicicletta: a proposito, mi è appena arrivata la divisa con cui a ottobre parteciperò all'Eroica... Però sono fortunato ad avere al mio fianco la mia compagna Beatrice, che mi sopporta e supporta nel mio essere un poco istrione. Beatrice è fondamentale per la mia vita, anzi vi anticipo che a dicembre avremo un erede in casa Caliaro.
Avete già scelto il nome?
Chi mi conosce sa benissimo il mio forte legame con Marco Pantani e adesso con i suoi genitori. Pertanto, se sarà un maschietto, senza alcune esitazione si chiamerà Marco in onore del Pirata. Sarà un piccolo Pirata di Ceresolo.
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