Il Nazionale

Sport | 19 luglio 2021, 16:44

"Le peculiarità dello Stadio del Nuoto fonte di difficoltà. In giugno perso quasi il 50% degli utenti"

A parlare è Gianluca Albonico, presidente CSR, che martedì 13 luglio ha descritto la situazione dell'impianto natatorio cuneese alla VI^ commissione consiliare

"Le peculiarità dello Stadio del Nuoto fonte di difficoltà. In giugno perso quasi il 50% degli utenti"

La riaperture di impianti delle dimensioni del nostro Stadio del Nuoto preoccupa tutto il settore in maniera molto seria. Le sue condizioni di grande eccellenza, che hanno portato diverse soddisfazioni alla città dal punto di vista sportivo, ci si stanno ritorcendo contro: nella condizione attuale e dopo i mesi di chiusura lo Stadio del Nuoto è un impianto complesso ed esageratamente energivoro, che soffre terribilmente”.

Non lascia particolare spazio a dubbi l’intervento che Gianluca Albonico - presidente del CSR, gestore della struttura cuneese dello Stadio del Nuoto – ha realizzato nella serata di martedì 13 luglio, durante la riunione della VI^ commissione consiliare.

L’incontro incentrato sulla situazione dell’impianto natatorio della città di Cuneo era già stato preventivato durante l’ultimo consiglio comunale, a seguito della discussione di un ordine del giorno a firma Laura Menardi (Grande Cuneo).

Lo Stadio del Nuoto è, assieme al palazzetto dello sport, la punta apicale del sistema sportivo del territorio cuneese – ha sottolineato l’assessore Cristina Clerico nel suo intervento di apertura - , a cui l’amministrazione ha sempre accordato assoluto sostegno e supporto. Quello in corso sarà un anno complesso in cui non si tornerà ancora al mondo del 2019. L’importante, però, è che si ritorni, lavorando tutti insieme per definire le linee d’intervento, a quel concetto di sport”.

- “NON GUARDIAMO AL FUTURO CON GRANDE TRANQUILLITA’”


Dall’inizio della nostra gestione siamo andati avanti piuttosto bene – ha sottolineato Albonico - , almeno sino alla fine del 2019: dal 2020 i giorni di chiusura in 15 mesi per gli impianti come il nostro sono stati 300, le piscine sono state le prime a chiudere e le ultime a riaprire, tra l’altro con una serie di linee guida e contingentamenti abbastanza pesanti, a volte anche inspiegabili”.

Gli impianti natatori non sono esercizi che si possono mettere in stand-by con facilità come un negozio, vanno manutenuti e specialmente durante il periodo invernale: ci sono tutta una serie di accorgimenti che si sono dovuti operare nonostante la chiusura – ha proseguito - . La drastica riduzione delle spese non ha giovato, visti i pochissimi incassi, e nel 2020 il nostro passivo si aggirava sui 56.000 euro, assolutamente accettabile per una società strutturata come la nostra”.

A preoccupare maggiormente CSR, però, non è il passivo di bilancio quanto piuttosto la grave riduzione dell’utenza che ha fruito dell’impianto nei periodi di riapertura dell’estate 2020, dell’autunno 2020 e dell’estate attualmente in corso: “Parliamo di cali, rispettivamente nei tre periodi, del 55%, del 56% e del 47% nel solo giugno 2021 – ha sottolineato ancora Albonico - . Sono numeri assolutamente in linea con la situazione nazionale ma comunque ci fanno preoccupare parecchio, derivano dalle necessità di ridurre la capienza della struttura e dei suoi servizi, fatto che ha ridotto lo spazio di manovra specie nelle attività didattiche. Inoltre l’utente, per poter usufruire della struttura ancorché aperta, deve sottostare a una serie di specifiche burocratiche di protezione sanitaria che minano l’appetibilità dell’impianto stesso”.

La preoccupazione per il futuro, insomma, è grande. “Il nostro piano finanziario ha retto perché abbiamo sempre lavorato, in passato, con numeri alti – ha aggiunto Albonico - . Che oggi, però, siamo costretti a rivedere. Non ci hanno aiutato nemmeno gli atteggiamenti del CTS e del governo, almeno inizialmente, che hanno descritto le piscine come luoghi di grande pericolosità e preoccupazione a fronte di studi internazionali che non la raccontano allo stesso modo”.

Per fortuna sono arrivati sostegni anche alle figure che popolano il mondo dello sport, ma dopo otto mesi chi tra gli operatori poteva avere l’opportunità di scegliere altro l’ha fatto: il nostro impianto, come molti, ha perso figure professionalmente valide – ha concluso il presidente CSR - . Terremo duro finché possiamo ma l’urgenza assoluta per noi è quella di far quadrare i conti: non abbiamo più possibilità di assorbire un passivo di entità simile a quello del 2020 con la stessa tranquillità”.

simone giraudi

Commenti