"Su tutti i punti all’ordine del giorno della seduta abbiamo votato compatti, allineati e ben dentro la maggioranza, senza nemmeno pensare di poter dare corso ad alcun atto, per così dire, ostile. Poi qualcuno non ha rispettato i patti ed è successo quello che è successo".
Dice di guardare altrove, Olinto Magara, unico rappresentante in Consiglio del neonato gruppo Alba Liberale per Carlotta Boffa, nel cercare le responsabilità dell'ultima fibrillazione vissuta ieri sera dalla maggioranza che sostiene il sindaco Bo. E così tiene a raccontare la sua versione dei fatti.
"Per il voto sulle commissioni – spiega – c’era un preciso accordo: si sarebbero confermati i presidenti e vicepresidenti uscenti. E infatti quelli della prima e seconda sono passati all’unanimità. Così anche per la presidenza della terza. Quando invece si è trattato di confermare Maria L’Episcopo come vicepresidente di quest’ultima, la collega ha ricevuto soltanto 14 voti su 24, che evidentemente erano i 2 di Noi per Alba, quello del sottoscritto, i 9 della minoranza, e solamente 2 dagli altri gruppi della maggioranza. Gli altri 10 hanno votato Lorenzo Barbero della Lega, che peraltro non era stato candidato da nessuno".
Magara sostiene quindi che ci fosse "un preciso disegno": "Sono altri quelli che non hanno rispettato i patti. E siccome in politica porgere l’altra guancia spesso non è possibile, quando è stata ora di votare per la successiva presidenza, quella della 4ª Commissione, con uscente Gionni Marengo, io ho alzato la mano per candidarmici. E alla conta dei voti (le votazioni erano a scrutinio segreto, ndr) è finita 12 a 12".
Il consigliere respinge quindi la responsabilità di aver versato benzina sul fuoco che evidentemente ancora cova sotto alle ceneri dei mai sopiti dissidi interni alla coalizione, intestandone ad altri la colpa.
"Sono altri quelli che, all’interno della cosiddetta maggioranza, non hanno rispettato gli accordi. A inizio assemblea il sindaco era stato chiaro, chiedendo la conferma di tutti. Era quindi palese che quella a cui abbiamo assistito fosse un’ingiuria politica contro di noi. E’ solo a quel punto che mi sono candidato. Non è stata un’azione, ma la reazione a una provocazione".
Argomenti confermati da Maria L’Episcopo, che per suo conto tiene a denunciare un altro aspetto di quanto andato in scena alle 22.30 di ieri in sala Bubbio, presente l’intero Consiglio ad eccezione del sindaco (che terminata la parte istituzionale della seduta aveva abbandonato i lavori) e della sola consigliera Clelia Vezza: l’aggressione verbale che a quel punto l’ex consigliera della Lega avrebbe subito da alcuni dei suoi ex compagni di partito.
"Io e la collega Ylenia Cane – spiega – siamo state attaccate con estrema violenza, da persone che ci si sono parate innanzi contro col dito puntato. Ci sono state rivolte urla e, nei confronti di Ylenia Cane in particolare, sono volate anche ingiurie, parole non degne di quell’aula. E’ un fatto che considero di estrema gravità, e che purtroppo va avanti da tempo. L’ho già detto e lo ribadisco: va benissimo il confronto politico, ma se gli attacchi diventano personali non andiamo da nessuna parte, non è accettabile".
Circostanze che la capogruppo della Lega Elena Alessandria, da noi interpellata, smentisce, offrendo una diversa versione di quanto successo: "Durante le votazioni per le Commissioni mi sono avvicinata alle due consigliere L’Episcopo e Cane manifestando il mio disappunto sul loro comportamento, alquanto scorretto, tenuto nei confronti del sindaco, disattendendo il sostegno e la lealtà promesse più volte. Il comportamento provocatorio e indisponente di Magara, L’Episcopo e Cane dimostra mancanza di serietà, di responsabilità sia verso il sindaco che verso la maggioranza e i nostri elettori. Non ho offeso nessuno. Se qualcuno si è sentito offeso, significa che ha la coda di paglia. Piuttosto chiedo agli elettori: in quale cerchio dell’Inferno Dante collocherebbe i tre consiglieri?".
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