Il Nazionale

Cronaca | 30 giugno 2021, 17:10

Bra, omicidio del muratore albanese: è giallo sui troppi autisti per una sola Porsche

Tra titolare e amici, la vettura sportiva passa di mano più volte, ma del corpo senza vita nel baule nessuno pare sapere nulla

Bra, omicidio del muratore albanese: è giallo sui troppi autisti per una sola Porsche

Ci sarebbero troppi autisti per una sola Porsche, nel giallo sulla morte del muratore di origini albanesi, Avenir Hysaj, conosciuto come Nino, 34 anni da tempo residente a Bra.

Per i tre colpi di pistola sparati in testa che lo hanno ucciso come se fosse stata una esecuzione e l’occultamento del suo cadavere, sono stari arrestati Nicholas Luppino, 35 anni, e Daniele Savoia, 23 anni.

È infatti su quella Porsche che i carabinieri che hanno svolto le indagini e proceduto agli arresti, dicono che il corpo del muratore è stato trasportato fino in un bosco e poi gettato in un dirupo di una decina di metri.

Ma è sui passaggi di mano della vettura sportiva che le difese giocano una parte delle loro carte: “Il mio cliente - precisa Renato Cravero, difensore di Nicholas Luppino - ha una Mercedes che spesso scambiava con un amico, titolare della Porsche. Amico che non è indagato, ma del quale i carabinieri hanno già accertato le generalità. La sera in cui il corpo di Hysaj sarebbe stato trasportato su quell’auto, il mio cliente l’aveva imprestata all’amico Daniele Savoia, senza sapere dove sarebbe andato e cosa avrebbe fatto. Forse Luppino è stato imprudente ad imprestare la vettura ma Savoia aveva insistito molto”.

Pare infatti che dai tabulati in possesso degli inquirenti quella sera i due indagati abbiano avuto diversi scambi telefonici. “Erano le due di notte - ha riferito Nicholas Luppino agli inquirenti - e io ero a casa con la mia fidanzata quando Daniele ha iniziato a insistere che voleva la Porsche. Pare dovesse portare d’urgenza il suo cane dal veterinario”. Luppino quindi, avrebbe ceduto all’insistenza dell’amico, prestandogli la vettura.

Diversa è invece la versione rilasciata da Daniele Savoia al suo avvocato, l’albese Patrizio D’Agata. “Savoia - ha spiegato il legale difensore - che non ha precedenti, non gli pareva vero di poter guidare una vettura come la Porsche. Ha spiegato agli inquirenti cosa è accaduto quella notte e che non c’entra nulla con l’omicidio: lui ha solo portato la vettura in un luogo dove gli era stato detto e certo non sapeva che nel baule ci fosse un cadavere”.

Le indagini proseguono e si attendono altri risvolti ed altri indagati.

NaMur

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