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Politica | 25 marzo 2021, 16:02

Ecomafie: in Piemonte aumentano i reati contro l'ambiente

La pena massima è di 6 anni: alla criminalità organizzata “conviene” rischiare

Ecomafie: in Piemonte aumentano i reati contro l'ambiente

"Anche nella nostra regione assistiamo a un aumento dei reati ambientali, che con lo scoppio della pandemia hanno fatto registrare un’accelerata. Ci sono pseudo imprenditori che fanno profitto sulla pelle dei cittadini e dell’ambiente”. Così il presidente di Legambiente Piemonte Giorgio Prino, che stamattina ha partecipato a un incontro dedicato al rapporto Ecomafia 2020 insieme a Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, con sede a Collegno.

Incremento del 23% dei reati

Nel 2019 in Italia i reati contro l’ambiente sono aumentati: 34.648 quelli accertati, alla media di quattro ogni ora, con un incremento del +23,1% rispetto al 2018. Il Piemonte si piazza all’undicesimo posto nella classifica generale nazionale e al sesto per quanto riguarda l’illegalità nel ciclo di rifiuti. Il presidente di Barricalla Mauro Anetrini, sottolineando la trasparenza dei processi dell’azienda che presiede, ha auspicato "leggi più rigorose", in materia di reati ambientali, che secondo Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente "sono quasi tutti reati d’impresa. Non stiamo parlando del sacchetto abbandonato per strada dal cittadino".

"Criminalità sempre più interessata al settore dei rifiuti"

Per il procuratore aggiunto del Tribunale di Milano, delegato alla Dda Alessandra Dolci "la criminalità organizzata è sempre più interessata al settore rifiuti e, in particolare, a rilevare aziende medio piccole in difficoltà che trattano i rifiuti, in molti casi facendo sistema con il mondo imprenditoriale. È un settore ad alto rischio infiltrazioni, con le indagini che sono complesse, richiedono tempo e necessitano di professionalità elevate. Purtroppo è difficile riuscire ad ampliare il ventaglio delle investigazioni avendo a disposizione forze limitate. Il personale è numericamente modesto, seppure eccellente".

Dolci ha poi riportato il contenuto alcune intercettazioni, con gli indagati che affermano: "Diamoci ai rifiuti, perché rischiamo poco rispetto alla droga". "Questo significa - ha concluso il magistrato - che alla criminalità quasi conviene commettere reati ambientali, con la pena che al massimo è di sei anni".

Marco Panzarella

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