Costa caro il post inneggiante a Stalin, Hitler e Mussolini al candidato al consiglio comunale di Locarno, Luca Stacchi. La Lega dei Ticinesi lo espelle e lo esclude dalla lista per il consiglio comunale con Udc e indipendenti. Dittatori che a suo dire non avrebbero “mai fatto mancare niente al loro popolo, con razioni di guerra mangiavano tutti”.
Poi tenta di rimediare facendo ammenda pubblicamente. Porge le scuse “a tutti i cittadini, al Governo cantonale e a coloro che si sono sentiti, direttamente o indirettamente, chiamati in causa”.
“L’aver tirato in ballo dei grandi dittatori – ammette – non è stato un paragone azzeccato alla guerra in corso per la pandemia”. Spiega il suo eccesso con la frustrazione di imprenditore in difficoltà a causa del virus: “Il mio desiderio era quello di dare uno scossone. Purtroppo o completamente toppato nel modo e nei contenuti”.
Il post dello scandalo, però, si può ancora leggere su facebook.
Oltre a lodare i tre dittatori, Stacchi, se la prende con le “zecche rosse che comandano il Ticino, che è in povertà; siamo al 15 del mese e il popolo sovrano non ha più soldi”.
Affermazione che stride con la composizione del governo cantonale.
Due consiglieri di stato su tre – il presidente di turno Norman Gobbi e Claudio Zali – sono dell’ex partito di Stacchi. L’unica “zecca rossa” tra i ministri ticinesi è il socialista Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento Istruzione, Cultura e Sport. Sempre nel mirino del settimanale leghista “Il Mattino della domenica”.
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