Il sole sorge sul Palazzo della Regione Piemonte e piazza Castello si riempie dei banchi degli studenti in Dad. Per la terza volta, i ragazzi della seconda, terza media e superiori torinesi sono tornati a frequentare le lezioni in modalità didattica a distanza, con tutti i disagi che ne conseguono.
“E’ una grande sconfitta” commenta Pio Muccilli, rappresentante di Rinascimento Studentesco. “Ci sono evidenti problemi psicologici, educativi, pedagogici e sociali” spiega il giovane. Parole condivise da Carola Messina, di Priorità alla Scuola: “Oggi si ricomincia con la Dad, per gli studenti significa ritardi nell’apprendimento, depressione e ansia. I genitori dovranno stare a casa, a meno che non vogliamo abbandonare i minori. Non ci sono ristori, congedi parentali, nulla che possa consentirli di conciliare famiglia e lavoro”.
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I mancati congedi parentali, anche per i lavoratori essenziali come medici e infermieri, sono una delle questioni più spinose in questo terzo ciclo di Dad: “Oltre al danno la beffa, anche i lavoratori essenziali, che servono al paese, non sono esenti da questo scandalo, da questa tragedia che è la Didattica a distanza. Speriamo almeno che la campagna di vaccinazione possa essere messa al servizio della scuola” afferma Muccilli.
“Il ritardo con cui Cirio e la sua Assessora hanno assunto e comunicato la decisione assunta ha gravemente messo in difficoltà scuole e famiglie. Inoltre non sono state considerate le conseguenze per i più piccoli e per le loro famiglie giacché molti genitori lavorano e non hanno possibilità di accudire i figli e, in più, secondo la norma non possono accedere ai permessi poiché sono consentiti solo per le zone rosse e il Piemonte è zona arancione” attacca Rita Rossa, responsabile scuola Pd.
Il ritorno alla Dad, oggi, coincide anche con la festa della Donna. E sono proprio le donne, dopo gli studenti una delle categorie più penalizzate dalla Didattica a distanza: “Chiudendo le scuola si calpestano i diritti delle donne: sono loro che tendenzialmente restano a casa e tengono sulle spalle il welfare famigliare. Impedendo ai ragazzi di stare a scuola si costringono le donne in casa, rischiando di perdere il lavoro: a forza di chiedere permessi, che non sempre il datore di lavoro può concedere perché non ci sono misure ad hoc, si rischia di perderlo”, spiega Carola Messina.
Una posizione ripresa anche dagli studenti: “Da dove pensiamo che possano venire quei valori civici che possano contrastare il sessismo se non dalla scuola? Certamente non da un computer”. La paura di studenti e genitori, inoltre, è che un ipotetico inserimento del Piemonte in zona rossa estenda la Dad anche ai ragazzi che frequentano la prima media e le elementari. Per gli studenti piemontesi si prospettano quindi settimane di protesta: “Ci sarà sempre qualcuno in piazza, ogni giorno di Didattica a distanza”.
Anche Silvio Magliano, leader dei Moderati in Regione, critica la chiusura delle scuole come soluzione. "La dad non può diventare la nuova normalità, non scarichiamo sulla scuola i fallimenti della politica. Nessuna evidenza porta a ritenere che la scuola sia un luogo di contagio: lo sono piuttosto gli assembramenti in strade, piazze e parchi cittadini. Tutti gli studenti, soprattutto quelli delle Superiori e quelli che sosterranno gli esami a fine anno, hanno bisogno di tornare in presenza. La politica affronti il problema delle conseguenze psicofisiche che stanno cominciando a emergere in tutta la loro gravità negli studenti. Faccio mie le richieste degli studenti che stanno manifestando. Pretendiamo che questi 15 giorni siano davvero solo 15".
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