Undici misure cautelari eseguite dai carabinieri forestali di Cuneo e disposte dalla Direzione Antimafia di Torino, a seguito di una lunga attività d’indagine partita a metà 2019, e che ha visto al centro l’attività della “Olmo Bruno srl” di Magliano Alfieri: è questo il cuore dell’operazione “Fertil Plastic”, presentata oggi (martedì 2 marzo) in una conferenza stampa virtuale. condotta dal comandante regionale generale di brigata Benito Castiglia.
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L’azienda tratta fanghi di impianti di depurazione di acque reflue allo scopo di produrre compost ad uso agricolo; l’attività illecita accertata a seguito dell’indagine si configurava nel fatto che il materiale, unito a sfalci del verde, venisse utilizzato sui campi in tutta fretta e senza il previo ciclo di lavorazione di minimo 90 giorni – necessario ad abbattere la carica microbica e il potenziale inquinante - : l’illecito denaro derivante è stato calcolato pari a circa 1.500.000 euro l’anno. Inoltre, i soggetti che prelevavano e distribuivano il “finto compost”, invece di pagarlo, ricevevano un compenso compreso tra i 7 e i 10 euro a tonnellata.
L’indagine ha preso luogo da alcune segnalazioni di odori molesti nelle vicinanze dell’area aziendale e di alcuni terreni limitrofi. La collaborazione con Arpa Piemonte ha evidenziato valori di mercurio e idrocarburi incompatibili con l’uso agricolo, quantità fuori scala di plastica, macroscopiche impurità e addirittura contaminazioni da salmonella.
I carabinieri forestali hanno effettuato perquisizioni su 18 obiettivi tra sedi aziendali, laboratori e dimore private, e sottoposto a sequestro 40 ettari di terreni nelle province di Asti, Cuneo e Torino (oltre ovviamente all’area aziendale di circa due ettari). Alcuni fanghi – anche legittimamente – conferiti alla “Olmo Bruno” provenivano anche dal territorio ligure.
Le undici misure comminate riguardano i lavoratori dell’azienda in senso ampio – dirigenti ed esecutori - , ma anche i soggetti che smaltivano concretamente nel campo il materiale illecito. Si parla di due misure di arresti domiciliari e nove obblighi di firma. Uno dei due arresti domiciliari è stato comminato ai danni di un astigiano, trovato durante la perquisizione della sua abitazione, in possesso di due armi rubate e 35.000 euro in contanti, oltre a 18.000 litri di gasolio rubato all’azienda (per il cui recupero si stanno organizzando i vigili del fuoco astigiani).
Gli inquirenti stanno chiarendo anche l’attività di alcuni laboratori che fornivano all’azienda le analisi di routine sul materiale; in questo senso, gli enti certificatori non sono al momento coinvolti nell’indagine. La collaborazione con Arpa Piemonte proseguirà nel determinare i rischi per la salute dati dalle coltivazioni realizzate sui campi coinvolti dallo spargimento del “finto compost”.
"Siamo stati informati – è il commento che arriva dal Gruppo Egea – che le autorità competenti stanno compiendo delle verifiche tra diversi soggetti del territorio, tra cui le attività di una delle nostre società operative del Gruppo, che si occupa di compostaggio rifiuti (fanghi di depurazione). Confidiamo nell’operato delle autorità nel fare chiarezza e attendiamo di conoscere i contenuti nel dettaglio, in modo da poter fornire tutto il contributo necessario".
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