Il Nazionale

Cronaca | 25 febbraio 2021, 12:00

Traffici illeciti a Vado, il controllo con estorsione di un albergo a Finale e gare truccate a Villanova: la relazione semestrale della DIA

Il punto sul savonese nello scenario tracciato per la Liguria all’interno della relazione del primo semestre realizzata dalla Direzione investigativa antimafia e inviata al Ministro dell'Interno per riferire in Parlamento

Traffici illeciti a Vado, il controllo con estorsione di un albergo a Finale e gare truccate a Villanova: la relazione semestrale della DIA

Le risultanze investigative vedono la 'ndrangheta quale principale attore di tipo mafioso che agisce anche in forma strutturata, con articolazioni territoriali autonome ma strettamente collegate sia con la casa madre, sia con analoghe formazioni attive nelle regioni limitrofe”: è questo lo scenario tracciato per la Liguria all’interno della relazione del primo semestre realizzata dalla Direzione investigativa antimafia e inviata al Ministro dell' Interno per riferire in Parlamento.

La relazione abbraccia un arco temporale, sul fronte dei risultati conseguiti dalle varie forze dell’ordine, tra il gennaio e il giugno del 2020, ma ripercorre anche scenari datati con fatti e circostanze oggetti di diverse indagini e processi, molti dei quali passati anche in giudicato.

Nel savonese si conferma la presenza di sodalizi calabresi, sebbene non risultino strutturalmente e autonomamente organizzati. Dal punto di vista giudiziario, l’inchiesta “Alchemia” svolta dalla DIA e dalla Polizia di Stato, con il coordinamento della DDA di Reggio Calabria, aveva fatto luce nel 2016 sull’operatività di una proiezione del gruppo ‘ndanghetista reggino Raso-Gullace-Albanese, attiva a Savona e provincia, con collegamenti in altre regioni del nord del Paese e con la Calabria. In proposito, importanti sviluppi sono intervenuti proprio nel semestre in esame.

Il 4 febbraio 2020, nel filone processuale celebrato con rito abbreviato, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha sostanzialmente avvalorato la ricostruzione accusatoria del primo grado e ha confermato la condanna a carico di un savonese, per il reato di partecipazione all’associazione mafiosa e per quello di intestazione fittizia di beni aggravato dalle finalità mafiose.

La sentenza di appello aveva assunto significativo rilievo poiché riconosce la partecipazione del condannato al gruppo Gullace-Fazzari e i suoi legami con l’esponente apicale del medesimo sodalizio, attraverso abitualità di rapporti e collaborazione nella conduzione delle attività illecite, provvedendo alla gestione di plurime attività imprenditoriali tra le quali sale giochi e società edili. Nella stessa sentenza era tra l’altro stata rideterminata la pena comminata ad un esponente del gruppo Raso condannato per estorsione aggravata dall’agevolazione mafiosa, e ad altri sodali.

Lo scorso 19 luglio era però "crollato", sotto una pioggia di assoluzioni, il processo scaturito dall’inchiesta “Alchemia”. Il Tribunale di Palmi aveva assolto ben 22 imputati. Dieci sono state le condanne e nel dettaglio a Carmelo Gullace sono stati inflitti 18 anni di reclusione e a Francesco Gullace 15 anni; per Orlando Sofio (5 anni e tre mesi), Marianna Grutteria (3 anni) Candeloro Gagliostro (5 anni), Giampaolo Sutto (5 anni), Fortunata Militano (3 anni e tre mesi), Demetrio Rossini, Vincenzo D’Amico e Alfredo Beniamino Ammiraglia (1 anno e otto mesi) i giudici hanno escluso l’associazione mafiosa e li hanno condannati per l’associazione semplice e alcune intestazioni fittizie.

Il collegio ha assolto Michele Albanese, Elio Gullace, Girolamo Giovinazzo, Francesca Politi, Rocco Politi, Rosario Politi, Girolamo Politi, Pantaleone Contartese, Antonino Raso, Giulia Fazzari, Antonio Fameli, Carmelo Gagliostro, Vincenzo Zoccoli, Rocco Filippone, Candeloro Parrello, Salvatore Orlando, Roberto Orlando, Rita Fazzari, Antonio Pronestì , Giuseppe Chiaro, difeso dall’avvocato Andrea Alvaro, e Antonio Galluccio.

I giudici, all’esito di questa decisione avevano disposto la scarcerazione di quasi tutti gli imputati ancora detenuti. Tra le scarcerazioni spiccano poi, quelle decise per il presunto boss della Liguria Carmelo Gullace, detto Nino, che era agli arresti domiciliari a Toirano (in provincia di Savona) e del fratello Francesco, entrambi difesi dall’avvocato Guido Contestabile. I due imputati, nonostante le condanne rimediate, rispettivamente 18 e 15 anni di detenzione, avevano riacquistato la libertà poiché sono decorsi i termini di custodia cautelare. 

In merito ai traffici illeciti che interessano gli scali portuali della Liguria, quello di Vado Ligure si è da tempo messo in evidenza quale crocevia di interessi criminali.

Circostanza quest’ultima confermata da un’attività antidroga della Guardia di Finanza, che il 17 marzo 2020 aveva proceduto al fermo di 2 italiani residenti nel savonese e trovati in possesso di circa 140 chili di cocaina occultati all’interno di contenitore giunto in porto con una motonave proveniente dal Sud America. Il successivo 20 marzo 2020 il GIP del Tribunale di Savona aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico degli arrestati, stabilmente inseriti in una organizzazione che importava ingenti quantitativi di stupefacente dai paesi tradizionalmente produttori provvedendo ad alimentare una fitta rete di spacciatori attivi non solo nel savonese.

La provincia di Savona risulta oggetto di interessi criminali anche nel settore turisticoalberghiero, come è emerso con l’operazione “The Shock”, conclusa il 30 giugno 2020 dalla Polizia di Stato e coordinata dalla DDA di Milano, che ha confermato l’interesse nel settore turistico ligure da parte di elementi gravitanti nei contesti di ‘ndrangheta del nord ovest. L’indagine ha documentato il coinvolgimento di un esponente di vertice del clan dell' 'ndrangheta di Desio in una serie di pratiche estorsive, ai danni dei proprietari di una società che gestisce una prestigiosa struttura alberghiera di Finale Ligure, l'hotel del Golfo nei pressi del porto di Capo San Donato.

Scopo dell’indagato, Alfonso Pio, figlio del boss Domenico, era quello di acquisire significative quote di partecipazione dell'azienda per ottenerne il controllo anche attraverso un’indebita ingerenza nella conduzione della lussuosa struttura alberghiera, fino a disporne permanentemente per i propri interessi come proprietario facendovi soggiornare gratuitamente in una suite riservata la compagna.

Lo stesso contesto è stato interessato marginalmente anche da un’inchiesta della DDA di Palermo chiamata "Mani in pasta", condotta dalla Guardia di Finanza nei confronti di esponenti delle famiglie mafiose palermitane dei quartieri dell’Acquasanta e dell’Arenella, da tempo attivi a Milano nel riciclaggio e nel reimpiego degli illeciti proventi in molteplici settori, tra cui quello del gioco e delle scommesse. Gli elementi del sodalizio si rendevano responsabili del condizionamento fraudolento degli esiti delle gare ippiche che si svolgevano nell’ippodromo di Villanova d’Albenga, grazie alla compiacenza di diversi driver che realizzavano una serie di combine artificiose, per favorirli nelle scommesse.

Altro settore d’interesse per la criminalità straniera è il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sviluppato approfittando della posizione della Liguria quale area sottoposta al transito di flussi migratori di irregolari verso altri Paesi del nord Europa. Negli ultimi sei mesi del 2020 l’operazione “Taken”, conclusa il 5 marzo 2020 dai Carabinieri di Genova era stata svolta confronti di un’associazione italo-albanese finalizzata alla immigrazione clandestina, con base logistica a Genova e ramificazioni anche a Savona, Imperia e Palermo.

Luciano Parodi

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