Ha scalato le vette di tutto il mondo, scendendole con gli sci ai piedi. A tradirlo per sempre è stata una montagna di casa, il versante meno frequentato della Cima del Bosco, dal Col Chalvet scendendo verso la Valle Argentera.
Lo scialpinista Carlalberto ‘Cala’ Cimenti è morto durante un’escursione assieme all’amico Patrick Negro, volontario del soccorso alpino. I due, entrambi di Pragelato, sono stati travolti da un’importante valanga. Nel pomeriggio è stata diramata l’allerta per due dispersi e le ricerche si sono concentrate nella zona del distacco di neve, guidati dal segnale del cellulare di uno dei due. Ma non c’è stato nulla da fare e Pragelato ha già annunciato il lutto cittadino. I corpi sono stati rinvenuti oltre due metri sotto la neve, alla base di una valanga, che è scesa a valle per circa 200 metri lungo un canale e i tecnici del soccorso alpino le hanno disseppellite e caricate sul toboga.
Cimenti è una leggenda nel campo della montagna. E nel 2015, a 39 anni, è stato il primo italiano a ricevere il riconoscimento di Snowleopard, un’onorificenza, quella di ‘Leopardo delle nevi’, assegnata dalla Federazione alpinistica russa, per chi scala tutte e 5 le montagne più alte (oltre i 7000 metri) delle catene montuose del Pamir e del Tien Shan.
Una volta arrivato in vetta al suo obiettivo, Cimenti affrontava la discesa, sciando, come aveva fatto lo scorso luglio, quando aveva raggiunto la cima di una montagna pericolosa come il Nanga Parbat, nel Karakorum pakistano, 8126 metri di altezza. A celebrare quel traguardo un messaggio inviato alla moglie e passato alla storia: “Sono sdraiato in cima al mondo e piango rido e ti amo”.
Nel libro ‘Cala Cimenti. Sdraiato in cima al mondo’, lo scialpinista che ora viveva a Prali raccontava quella gioia incredibile e i momenti dolorosi, vissuti 15 giorni dopo, quando ha visto precipitare dal ghiacciaio del Ghasherbrum VII, complesso al confine tra Pakistan e Cina, l’amico Francesco Cassardo. Ma proprio la determinazione di ‘Cala’ aveva consentito di salvargli la vita, in attesa dei soccorsi.
Solo pochi giorni fa, il 6 febbraio, Cimenti aveva dedicato un pensiero a un altro alpinista conosciuto nelle sue imprese, Ali Sadpara, disperso il giorno prima sul K2: “Dai amico, anche se le nostre vite si sono incrociate solo per pochi giorni sul Nanga Parbat le nostre conversazioni e i nostri incontri sono stati schietti e sinceri. Spero di leggere presto che ti hanno visto ricomparire dall'abbraccio gelido di quella montagna enorme e terribile. Lì al campo base del Nanga Parbat eri il signore di quella montagna, fai valere quel grado che ti sei guadagnato con tanto valore e torna!”.
<script type="text/javascript" src="//services.brid.tv/player/build/brid.min.js"></script>
<script type="text/javascript"> $bp("Brid_9573", {"id":"23608","width":"16","height":"9","video":"716900"}); </script>
Commenti