“Sono 33 anni che lavoro in questa fabbrica, ma dopo tante lotte mi sento stanco, non credo più a nessuno, penso sia davvero vicina la fine”. È disperato Franco Tesauro, operaio dell’Ex Embraco di Riva di Chieri, che stamattina insieme ad altri lavoratori e sindacati si è ritrovato in piazza Castello per far sentire la propria voce.
La crisi di governo sembra aver dato la mazzata definitiva agli operai, che ormai da troppo tempo aspettano di voltare pagina. Il piano industriale pubblico-privato da 50 milioni di euro per rilanciare il sito produttivo, che prevede l'assemblamento annuale di 6 milioni di compressori per refrigerazione all'Acc di Mel, in provincia di Belluno, e la produzione di altrettanti motori nello stabilimento ex Embraco di Riva presso Chieri, sembrava ben strutturato e aveva riacceso le speranze.
Il sottosegretario Todde si era impegnata per salvare lo stabilimento e anche le istituzioni avevano mostrato ottimismo. “Oggi è l’ultima chance - spiega Tesauro - molti di noi vanno alla Caritas a prendere i pacchi di cibo, a 55 anni non troverò un nuovo lavoro, ho un mutuo da pagare, tra poco mi portano via tutto, con 600 euro di cassa integrazione non riesco ad andare avanti”.
La situazione di Gianni Antonazzo, 49 anni, e Tiziana Lapergola, di 45, marito e moglie ed entrambi operai all’ex Embraco è disperata. “Abbiamo due figlie di 11 e 16 anni e a quasi cinquant’anni ci ritroviamo senza lavoro. Ora con il nuovo governo non sappiamo neppure con chi parlare, il sottosegretario Todde si era impegnata per risolvere la situazione, ma non risponde più e il tempo sta finendo. L’’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro, questa è una bugia che dovrebbero cancellare dalla Costituzione”.
In tarda mattinata i delegati sindacali e alcuni amministratori del territorio sono stati ricevuti in Prefettura. “Speriamo di non dovere ricominciare daccapo - dice preoccupato il sindaco di Riva di Chieri Lodovico Gillio - il progetto che era stato presentato qui in prefettura sembrava credibile, certamente da primo cittadino sono in ansia per le tante famiglie che oramai da troppo tempo vivono nell’incertezza".
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"Siamo molto preoccupati per lo stallo del progetto Italcomp a causa delle verifiche in corso presso la Commissione europea e per la caduta del Governo Conte. Al nuovo Esecutivo e alla Regione Piemonte chiediamo di riprendere in mano il dossier per la creazione della nuova società - dice Vito Benevento, segretario organizzativo Uilm Torino, sul presidio ex Embraco - Sono state create molte aspettative per i lavoratori e se il piano non andasse a buon fine, Governo e Regione dovranno prendersi la responsabilità di aver lasciato sul lastrico 400 famiglie a Torino e 300 a Belluno. Si tratta anche di un banco di prova per il nuovo Governo, per verificare con quali strategie pensa di rilanciare l'industria nazionale messa a dura prova dalla crisi causata dalla pandemia. Saremo sempre al fianco dei lavoratori, queste famiglie non possono essere abbandonate in un momento così difficile".
”Il tempo è esaurito, ci sono 700 lavoratrici e lavoratori che stanno aspettando - aggiunge Ugo Bolognesi, responsabile ex Embraco per la Fiom di Torino -. Le banche facciano il proprio lavoro e garantiscano la liquidità in grado di far continuare la produzione a Belluno. Il Governo e il nuovo presidente del Consiglio Draghi facciano da subito partire concretamente il polo per i compressori italiano con la costituzione della nuova società. Sono tre anni e mezzo che stiamo soffrendo, bisogna passare al più presto dalle parole ai fatti”.
”La caduta del Governo non sia alibi per non prendersi le proprie responsabilità - è la posizione di Arcangelo Montemarano, responsabile ex Embraco per la Fim di Torino -. È stato presentato un piano da parte delle istituzioni e pretendiamo che sia realizzato affinché si dia un futuro ai lavoratori. Non si può accettare che le istituzioni per l’ennesima volta prendano in giro i lavoratori. Abbiamo bisogno di risposte concrete e celeri al fine di bloccare i licenziamenti che, purtroppo, si concretizzeranno a fine luglio”.
“Siamo ad un passo dal traguardo, dopo tanti sforzi e tanti incontri, sarebbe un peccato sprecare la realizzazione di questa nuova società che dia occupazione alle 400 famiglie di ex Embraco e ai 300 occupati di Belluno - conclude Ciro Marino, segretario Uglm Torino -. Non c’è più tempo, non comprendiamo le motivazioni che ostacolano la messa in opera dei finanziamenti con garanzia SACE, la figura nei confronti delle istituzioni, se questo polo industriale non trova riscontro, non può che essere pessima”.
In piazza, al fianco di chi manifestava, anche l'assessore al Lavoro del Comune di Nichelino Fiodor Verzola: "Ci troviamo oggi a veder demandate a un nuovo governo, questa volta “tecnico”, le istanze a tutela dei posti di lavoro. Un governo che, oltretutto, dovrà confrontarsi a marzo con lo sblocco dei licenziamenti, rischiando di far diventare il caso Embraco soltanto la punta dell’iceberg di un problema diffuso. Per questo, siamo qui a urlare a gran voce che il primo punto in agenda di ogni governo deve necessariamente essere la difesa dei diritti sociali e del lavoro".
Dopo l'incontro in prefettura, il presidio ex Embraco si è spostato in piazza San Carlo sotto la sede di Intesa Sanpaolo.
Proprio allora è arrivato il commento dell'assessore al Lavoro della Regione, Elena Chiorino: "Stiamo vigilando assiduamente lo stato di avanzamento delle trattative – ha detto - la nostra parte l’abbiamo fatta. Come Piemonte siamo pronti con Finpiemonte, e parallelamente siamo in costante contatto con Regione Veneto per intervenire con un’azione coordinata e concreta. Nessuno di noi vuole abbandonare al proprio destino i 400 lavoratori ex Embraco e le loro famiglie".
E Jessica Costanzo, parlamentare torinese del Movimento Cinque Stelle ha aggiunto: "Non ci si può fermare a 100 metri dal traguardo: il polo nazionale dei compressori per frigoriferi progettato dal governo per salvare la ex Embraco e la Acc di Mel (Belluno),che dovrebbero confluire nel nuovo gruppo ItalComp, non può arrestarsi proprio adesso per lo stop imposto dalle banche e di riflesso dall’Unione europea". "Le crisi politiche purtroppo non fanno altro che aggravare l’incertezza e aumentare la diffidenza dei cittadini nei confronti dei loro rappresentanti. Ricordo che questo è il secondo tentativo di salvataggio della ex-Embraco, con presupposti decisamente più solidi rispetto a quello del 2018 ad opera di Calenda, e nonostante ciò rischia di saltare per inghippi burocratici, politici, veti creditizi e bancari. In questa fase delicata sarà fondamentale, e l’ho voluto ribadire ai lavoratori, l’impegno mio, del prefetto di Torino, dell’assessore Alberto Sacco, per rilanciare immediatamente il dialogo e i contatti con i Ministeri, i funzionari e dirigenti di competenza, perché a prescindere dal colore politico e dall’evolversi della crisi di governo non possiamo consentire che il territorio torinese, e 400 lavoratori con le loro famiglie, paghino un prezzo così caro, soprattutto a un passo dal traguardo e di fronte a un progetto tutto italiano che merita il massimo sostegno possibile da parte delle istituzioni”.
E dal territorio, il sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero, sottolinea: "Eravamo fiduciosi che con il progetto Italcomp, con la creazione di un polo italiano dei compressori tra Belluno ed il Chierese, si potesse dare un futuro allo stabilimento dell’ex Embraco. Non possiamo credere che il percorso avviato nei mesi scorsi dal ministero dello Sviluppo economico si areni proprio a pochi metri dal traguardo, e che non si possano garantire quei pochi milioni di euro necessari per far partire il tutto ed evitare per i 406 lavoratori dell’ex Embraco/Ventures la prospettiva del licenziamento".
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