Il Nazionale

Politica | 03 febbraio 2021, 15:30

Il Pd? “Una delle cause della crisi”. Renzi? “Ha disarticolato il quadro. Chi e come lo ricomporrà?”

Mauro Calderoni, sindaco di Saluzzo, critico nei confronti di quel Pd all’interno del quale milita, pone una serie di riflessioni. Nel solco di quanto sostenuto nel 2019, all’indomani della scissione. E nel 2020, alla vigilia della nascita del Governo “giallorosso”. Sullo sfondo rimane il divario tra la gente e i centri decisionali della Politica

Il Pd? “Una delle cause della crisi”. Renzi? “Ha disarticolato il quadro. Chi e come lo ricomporrà?”

Il Partito democratico? “Non ha provato a dare una soluzione alla crisi”.

Arriva da Saluzzo, commentando le parole del deputato dem – ed ex presidente del partito – Matteo Orfini, l’analisi del sindaco della Città Mauro Calderoni.

Ieri sera, proprio Orfini – con un post sulla sua pagina Facebook – ha tentato di spiegare come il Pd, in questi giorni, abbia “provato a dare una soluzione alla crisi con grande spirito unitario. Perché prima degli interessi di partito – ha aggiunto – vengono quelli del paese, o almeno così è per noi.    

Quel tentativo è fallito. Il Presidente Mattarella con immensa saggezza ha ora indicato la strada per andare avanti, mettendo ancora una volta al centro quello che serve a un paese ferito e sofferente, che davvero non meritava il triste spettacolo di questa crisi assurda”.

Una tesi nella quale Calderoni non si rispecchia appieno.

Sommessamente – le sue parole – da militante Pd dico no”.

Il primo cittadino saluzzese pensa che il Partito democratico, nel quale milita, non abbia “provato a dare una soluzione alla crisi”. Anzi, “Ne è stato una delle cause”.

Questo almeno è parso a noi periferici, ininfluenti, lontani dai centri decisionali, mai consultati” continua Calderoni, ammettendo comunque che Orfini è una delle poche figure del Pd che mantiene aperto il confronto con la base del partito.

Proprio sulla lontananza tra Politica e gente, ad agosto, in un’intervista rilasciata al nostro Giampaolo Testa, il sindaco aveva lanciato la sfida: “Se davvero si volesse riavvicinare la politica alla ‘gente’, oggi gli strumenti ci sarebbero tutti. Oggi bisogna costruire l’argine al populismo nazional-sovranista e lo si fa rafforzando i legami all’interno delle comunità, non mettendo le piazze le une contro le altre.

C’è sempre maggior voglia di partecipazione”.

La sua disamina, poi, non si limita alle parole di Orfini e allarga il raggio: “Penso che siamo in piena crisi di sistema e lo sbocco non può che essere di profilo europeo: un patto tra sinistra riformista e area moderata popolare.

Così è in Francia, in Germania. Solo da noi c’è ancora la pregiudiziale ideologica”.

Una crisi da superare, “per altro, a livello politico, perché sul piano amministrativo locale siamo già andati ampiamente oltre”.

Una linea che da tempo Calderoni va sostenendo.

Sin a partire dal 2019, dopo la scissione e la nascita di “Italia Viva”: “I più tradizionalisti si chiedono se l’assetto organizzativo del Centrosinistra sia adeguato a governare efficacemente ed a rappresentare, al contempo, una proposta credibile per le prossime sfide elettorali.

Il Pd sia perno di una campagna di ascolto delle pure e delle aspettative della gente sennò sarà l’ennesima manovra di retroguardia”.

Poi, tornandoci sopra, nell’agosto dello scorso anno, contrario alla formazione di un Governo “giallorosso” a quelle che allora erano le condizioni: “Ho sempre pensato che il PD debba dialogare con il M5S, ma non ora e non in queste condizioni. Non credo però sia opportuno un governo politico tra M5S e PD. I Democratici non sono e non possono essere un’opzione paritetica rispetto alla Lega di Salvini. Il M5S dovrebbe ripudiare convintamente la complicità nella deriva populista e nazionalsovranista. Il PD, al contempo, dovrebbe liberarsi dei leaderismi e tornare ad essere una comunità che sappia fare sintesi di valori ed ideali”.

In quell’occasione, all’indomani del duro attacco dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante quell’informativa – in Senato – che aveva preceduto le dimissioni. Il premier aveva aspramente criticato quello che sino a quel momento era stato il suo alleato di Governo, Matteo Salvini. E Calderoni – incalzato – aveva ammesso di aver provato “Alcune ore di puro godimento, per l’inconsistenza politica di Salvini.

Evidentemente i Mattei sono così, scambiano i seggi coi sondaggi. Si confondono”.

Passano i mesi, nuova crisi di Governo, questa volta aperta da un altro Matteo, l’ex segretario Renzi.

Renzi? “Ha avuto l’occasione ai tempi del 41% alle Europee per realizzare questa prospettiva. Ha fallito. Ora ha disarticolato il quadro, ma chi e come lo ricomporrà?”.

Nicolò Bertola

Commenti