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Politica | 12 dicembre 2025, 16:42

La protesta Cgil ha fatto tappa a Pollenzo contro il "lavoro povero" delle cooperative di confezionamento [FOTO]

Dal presidio nell’area industriale braidese, simbolo del lavoro in appalto e delle contraddizioni della filiera produttiva

La protesta Cgil ha fatto tappa a Pollenzo contro il "lavoro povero" delle cooperative di confezionamento [FOTO]

Contestualmente al presidio tenuto davanti alla sede di Confindustria a Cuneo, lo sciopero generale di otto ore proclamato dalla Cgil ha fatto tappa anche nell’area industriale di viale Nogaris a Pollenzo, nel territorio di Bra. Una scelta non casuale, che ha voluto tenere insieme la dimensione provinciale della protesta e uno dei luoghi simbolo delle trasformazioni più controverse del lavoro nella Granda.

A Cuneo erano presenti il segretario generale provinciale Piertomaso Bergesio e quello regionale Giorgio Airaudo. A Pollenzo, invece, la mobilitazione si è concentrata in una zona dove operano numerose cooperative ed ex cooperative di confezionamento, attive in appalto per grandi gruppi industriali dell’agroalimentare e non solo. Un centinaio i partecipanti, tra loro Laura Vaschetto, della segreteria confederale della Cgil Cuneo. 

Come ha chiarito lo stesso Bergesio: “Siamo anche nella zona industriale di Pollenzo, dove hanno sede alcune cooperative attive nel fine linea di aziende multinazionali presenti sul territorio, una su tutte la Ferrero”.

Secondo la Cgil, si tratta di realtà che rappresentano "una forma di lavoro terziarizzato", funzionale alle grandi imprese, ma regolata da contratti come il "multiservizi", non coerenti con le mansioni svolte. “Queste aziende impiegano manodopera soprattutto femminile, in molti casi migrante, assunta con condizioni economiche e lavorative pessime, perché vengono applicati contratti nazionali che non sono rispondenti alle attività svolte”, ha aggiunto il segretario provinciale. Una situazione che produce differenze marcate in termini di salario, tutele e welfare rispetto ai lavoratori direttamente assunti dalle aziende committenti, che operano con il contratto alimentare, le quindici mensilità e il premio di produzione.

Da qui l’appello rivolto alle grandi realtà industriali della Granda e al sistema datoriale nel suo complesso. “Abbiamo interpellato più volte l’Unione Industriale della provincia di cuneo chiedendo di organizzare e promuovere un tavolo con le aziende interessate”, ha ricordato Bergesio. “Non chiediamo filantropia, chiediamo rispetto, dignità e giuste retribuzioni”.

Un messaggio che il sindacato ha voluto rendere esplicito anche sul piano simbolico: “È bello leggere che Giovanni Ferrero è l’uomo più ricco d’Italia. Noi chiediamo responsabilità sociale d’impresa oltre i cancelli della Ferrero, coinvolgendo tutte le lavoratrici e i lavoratori che sono dentro la filiera”. Una richiesta che, secondo la Cgil, non ha finora trovato risposte, nonostante i ripetuti solleciti rivolti a Confindustria a esercitare il proprio ruolo di mediazione.

E proprio questo quadro, emerso con sempre maggiore chiarezza nei mesi scorsi, fa da sfondo alla mobilitazione di queste settimane. Un contesto che richiama da vicino le criticità già note nella gestione della manodopera nei vigneti di Langhe e Roero, e che riguarda una galassia di cooperative ed ex cooperative, anche storiche, impegnate in lavorazioni in appalto per conto dei grandi nomi dell’industria alimentare cuneese – da Ferrero in giù. Realtà particolarmente diffuse nell’Albese ma presenti in tutta la provincia, una quarantina di insegne che, secondo le stime della stessa Cgil, coinvolgono circa 2.500 addetti.

Un mondo del lavoro che convive con indicatori economici di assoluto rilievo: una provincia che nel 2023 ha superato i 22 miliardi di euro di prodotto interno lordo, con esportazioni pari a 11 miliardi nel 2024, un Pil pro capite di 34.265 euro, una disoccupazione contenuta al 3,5% e un tasso di occupazione al 70%. Eppure, nello stesso territorio, si concentra la più alta percentuale piemontese di nuove assunzioni a termine (84,7%) e, come certifica il rendiconto sociale Inps Cuneo 2023, retribuzioni medie inferiori sia alla media regionale sia a quella nazionale.

È dentro questa contraddizione – tra ricchezza prodotta e lavoro che si impoverisce – che la Cgil colloca il senso dei presìdi di Cuneo e Pollenzo, rivendicando la necessità di riportare al centro la qualità del lavoro lungo tutta la filiera, senza più separare chi beneficia della crescita economica da chi, ogni giorno, contribuisce a renderla possibile.

redazione

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