"Tre Cunei" è il nome dell'operazione presentata questa mattina 22 gennaio presso il comando provinciale della Guardia di Finanza a Cuneo alla presenza del comandante provinciale colonnello Luca Albertario, del procuratore capo di Asti dottor Alberto Perduca e del sostituto procuratore di Cuneo dottoressa Laura Deodato. Il nome è legato alla frazione di Albaretto della Torre, dove è avvenuto il sequestro di un lussuoso compendio immobiliare composto da villa e 52 terreni, per un valore complessivo stimato in 5 milioni di euro.
Il sequestro, in esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale emessa dal Tribunale di Torino, che le Fiamme Gialle della “Granda” hanno eseguito a fine dicembre 2020, è solo “la punta dell’iceberg” di una complessa indagine, di respiro internazionale, diretta dalla Procura della Repubblica di Asti ed eseguita dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo, in coordinamento con l’Ufficio del Procuratore Anticorruzione ed il Giudice istruttore n.6 dell’Audiencia Nacional spagnoli.
Una complessa operazione trasnazionale, che ha visto il collegamento dalla Spagna con i vari soggetti, tra magistrati e inquirenti, che hanno coordinato le indagini nel Paese.
Le investigazioni, intraprese nel 2017 dal Reparto cuneese, sono state da subito orientate ad approfondire informazioni circa un nucleo familiare originario della provincia di Cuneo che, nel corso degli anni, avrebbe riciclato in Italia proventi milionari di attività illecite poste in essere in territorio spagnolo. A destare i sospetti la sproporzione tra il patrimonio posseduto dalla famiglia e i redditi dichiarati.
"Da dove arriva questo flusso ingente di denaro? Quale attività ha generato il flusso di milioni di euro dalla Spagna all'Italia, passando per la Svizzera?" Queste le risposte che gli inquirenti hanno cercato e che hanno portato all'emissione delle misure presentate agli organi di stampa, con il coinvolgimento degli inquirenti iberici.
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Dai primi sviluppi delle attività d’indagine, eseguite sotto la direzione dell’Ufficio Giudiziario astigiano, era emerso che Giovanni Piero Montaldo, soggetto pluripregiudicato, originario di Alba ora 77enne, dopo aver subìto in Italia condanne definitive per ricettazione, emissione di assegni a vuoto ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, a fine anni ‘80 si era rifugiato in Spagna, dove vi è ragione di credere che abbia proseguito le sue attività illecite. Qui, nel corso dei decenni, è riuscito a creare un vero e proprio impero.
In particolare, nell’ambito dell’Operazione Malaya – una sorta di Mani Pulite che ha investito la Costa del Sol - è stato condannato definitivamente per corruzione, consistita nel versamento ad un pubblico amministratore di Marbella di 330 mila euro per ottenere favori nel settore urbanistico.
Inoltre, a carico dello stesso, a giudizio dinnanzi ai Giudici di Marbella per frode in danno della pubblica amministrazione, il Pubblico Ministero ne ha già chiesto la condanna.
In Spagna Montaldo si è avvalso di una vera e propria galassia di società del settore immobiliare – oltre 40 - costituite avvalendosi di numerosi fiduciari e teste di legno, queste ultime perlopiù vecchi conoscenti italiani resisi disponibili a prestare nome e firma senza in alcun modo ingerirsi nelle gestioni societarie.
Nei successivi passaggi investigativi, i finanzieri accertavano che, nel periodo tra il 2006 ed il 2016, erano stati trasferiti in Italia circa 12 milioni di euro tratti da conti correnti spagnoli intestati al citato soggetto e a 4 società a lui riconducibili, i quali sono stati, a loro volta, in parte intestati alla figlia (oltre 6 milioni di euro) e, in parte, veicolati all’estero (in Svizzera e nuovamente in Spagna) a beneficio di società o su conti correnti riconducibili sempre al medesimo responsabile.
Dati gli sviluppi delle indagini, travalicanti i confini nazionali, nel 2019 veniva costituita una Squadra Investigativa Comune (S.I.C.) tra le autorità giudiziarie di Italia e Spagna, sotto l’egida e con il sostegno di Eurojust (Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale), organismo che assicura il coordinamento e la collaborazione giudiziaria tra le amministrazioni nazionali nelle attività di contrasto del terrorismo e delle forme gravi di criminalità organizzata che interessano più di un paese dell'Ue. Tale collaborazione inter-istituzionale imprimeva alle investigazioni una decisiva efficacia e celerità nell’esecuzione dei correlati accertamenti di Polizia Giudiziaria.
Il supporto di Eurojust è consistito anche nella costituzione di un suo centro di coordinamento per le operazioni poi svolte in territorio spagnolo nel febbraio 2020.
In particolare, dalla intensa collaborazione raggiunta nell’ambito della S.I.C. e grazie anche alle indagini svolte dalle Fiamme Gialle di Cuneo, le autorità spagnole hanno potuto individuare un sodalizio criminale di stampo internazionale operante nella zona della Costa del Sol (Andalusia), dedito alla commissione di diversi reati previsti dalla normativa iberica (corruzione di pubblici ufficiali, traffico di influenze ed evasione fiscale) e di riciclaggio, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori in Italia, composto da soggetti residenti nei due Paesi.
Le risultanze di dette attività hanno permesso alla Polizia Giudiziaria Spagnola, su disposizione del citato Ufficio del Procuratore Anticorruzione, di eseguire in quel Paese numerosi provvedimenti tra cui 13 arresti, un mandato di cattura internazionale, 19 perquisizioni domiciliari, blocco di 106 rapporti bancari, sequestro di 47 immobili ubicati nel territorio della Provincia di Malaga, sequestro di 18 autoveicoli nonché denaro contante per circa 70mila euro, monili, orologi di pregio, opere d’arte, quadri, sculture ed arredi per un valore stimato superiore ad un milione e mezzo di euro.
All’esecuzione dei provvedimenti, nell’ambito della c.d. Operazione Tenor, hanno partecipato ufficiali di Polizia Giudiziaria del Reparto cuneese.
In Italia, sulla base degli esiti delle indagini compiute dalle Fiamme Gialle anche nell’ambito della S.I.C., la Procura della Repubblica di Asti ha presentato al Tribunale Ordinario di Torino – Sezione Misure di Prevenzione - una corposa proposta di sequestro – finalizzata alla confisca - fondata sulla pericolosità sociale del pregiudicato e sulla sproporzione di valore – rispetto al reddito dichiarato – del compendio immobiliare del Cuneese a lui riconducibile ancorché formalmente intestato ai figli.
Il Tribunale ha accolto la proposta di sequestro che le Fiamme Gialle hanno eseguito il 21 dicembre 2020. Nel contempo, i giudici torinesi hanno già fissato, in data 9 febbraio 2021, l’udienza per la discussione, nel contraddittorio con le difese, sulla richiesta di confisca.
Montaldo è anche interessato da un procedimento penale in Italia, sempre coordinato dalla Procura di Asti, con le accuse di autoriciclaggio e falsa intestazione. Indagini ancora in corso, in Spagna, per verificare i collegamenti tra il soggetto e la criminalità organizzata, italiana e non solo.
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