Il sovrappasso di via Martiri della Libertà a Pegli è ormai stato inaugurato da qualche mese, il traffico veicolare è stato ripristinato, i problemi di mobilità della delegazione si sono attenuati a poco a poco, tutto pare tornato alla normalità e alla precedente condizione ma, a ben vedere, restano ancora molti aspetti a chiarire.
Ed è per questo che il Tavolo di Monitoraggio voluto da Comune di Genova e Municipio VII Ponente è rimasto aperto e vigile, anche perché, a breve, ci sarà un altro sovrappasso a essere interessato da un cantiere, anche se con conseguenze meno pesanti rispetto all’altro, almeno sulla carta: quello di via De Nicolay.
Ci sono molti aspetti da chiarire e questo riguarda sia il sovrappasso ferroviario di via Martiri in sé, sia tutte le situazioni presenti e future che potranno presentarsi in modo analogo, ovvero quando c’è un appalto diretto da parte di Palazzo Tursi a un soggetto terzo, senza cioè passare da un bando di gara.
È il caso dei lavori recentemente conclusi, che sono stati eseguiti da Rfi, Rete Ferroviaria Italiana, su incarico da parte dell’Amministrazione Comunale, in particolare dell’assessorato ai Lavori Pubblici. L’intervento si è concluso, la consegna è avvenuta ma, secondo Paolo Insogna, che è il coordinatore del Tavolo di Monitoraggio, oltre a essere un consigliere municipale di maggioranza (in quota al Partito Democratico), “quello che emerge a seguito di un accesso agli atti, che è stato eseguito dalla consigliera comunale Cristina Lodi, è l’inesistenza e/o la mancanza di produzione, da parte del Comune di Genova, dei permessi autorizzativi eventualmente richiesti e ottenuti: nessuna richiesta di nulla osta a enti o organi, nessun progetto architettonico, nessun parere degli uffici comunali, nessun verbale di eventuali conferenze dei servizi, nessuna determina dirigenziale, nessun nulla osta da parte della Soprintendenza, cui spettava sicuramente l’avvallo delle soluzioni progettuali su un manufatto di interesse storico come questo. Di tutte queste attività tecniche e amministrative, da svolgersi necessariamente prima dell’inizio dei lavori, non c’è alcuna traccia”.
Trattandosi di un appalto da oltre due milioni di euro di importo, non è cosa da poco. Secondo Insogna, “oltre a ciò, non si conosce ancora oggi, e dopo reiterate richieste, chi abbia formalmente e ufficialmente ricoperto i ruoli fondamentali e normativamente previsti per un appalto di questo tipo quali: direttore dei lavori, direttore dei lavori dei cementi armati, direttore dei lavori dei lavori delle opere architettoniche, probabilmente su beni vincolati al nulla osta da parte della Soprintendenza non contenuti negli atti, e infine non si conosce chi sia il responsabile unico del procedimento. Nessun documento, insomma, che faccia comprendere chi abbia ricoperto tali ruoli, chi dovesse verificare l’operato, sorvegliare e garantire il corretto svolgimento dell’appalto, che è costato oltre due milioni e seicentomila euro al Comune di Genova e ai suoi cittadini”.
Non è una questione meramente tecnica, anche perché il cantiere ha portato parecchie ripercussioni pure di natura economica alle attività commerciali circostanti e alcune vertenze sono ancora in ballo: “Dopo più di un anno dall’inizio dei lavori e le numerose e reiterate richieste ricevute da Comune e Rete Ferroviaria Italiana da parte del Municipio, i cittadini e i commercianti, che stanno ancora aspettando una Commissione che risponda ai loro quesiti, non sanno a chi si possano rivolgere per avere riscontro alle loro interpellanze. Tutti questi documenti, i pareri, i nulla osta, le nomine delle figure principali dell’appalto definiscono e costruiscono i requisiti di una qualsiasi opera edilizia sia sotto il profilo tecnico che amministrativo. Da questo accesso agli atti e dai documenti prodotti emerge che il sovrappasso di via Martiri della Libertà, questi requisiti base e di rispondenza alla norma, non li abbia”.
Intanto, l’area adiacente alla stazione ferroviaria, che prima del cantiere veniva utilizzata come parcheggio, non è stata ancora riaperta. E anche questo è un problema non indifferente, vista la penuria di stalli nella zona e la vertenza apertissima tra Comune di Genova e privati circa l’utilizzo della cosiddetta Piana Pallavicini.
L’ultimo aggiornamento risale a qualche settimana fa, quando l’assessore comunale alla Mobilità, Matteo Campora, ha replicato a un’interrogazione a tema presentata dal consigliere comunale di Italia Viva in Sala Rossa, Mauro Avvenente.
Secondo Campora, “siamo ben consapevoli che si tratta di un’area di alto valore strategico e sarebbe opportuno che tornasse nella disponibilità del Comune, anche a livello provvisorio, per farne nuovamente un’area di parcheggio oppure anche un centro per il ritiro dei rifiuti. Ma l’area, come noto, è di proprietà delle Ferrovie”.
E se Avvenente ha fatto presente che “sarebbe meglio l’utilizzo come area di interscambio e soltanto in subordine come parcheggio di stazionamento”, Campora ha precisato che “nelle prossime settimane è in programma un incontro con i dirigenti di Rfi per parlare non solo dell’area di Pegli ma di tutte le altre aree in città che potrebbero tornare molto utili alla cittadinanza in termini logistici”.
Tutto lascia pensare, quindi, che ogni decisione è ancora da prendere e che, per il momento, i cancelli resteranno ancora chiusi. Niente parcheggi per i pegliesi, almeno nell’immediato. E niente risposte ai commercianti.
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