Giancarlo Giorgetti e l'anno che verrà, senza troppo spazio per la politica, almeno per una volta: l'onorevole della Lega, stimato anche dagli avversari, almeno sul territorio, chiacchiera con VareseNoi e affronta molti argomenti, dai vaccini anti-Covid - «sperimentati in 7-8 mesi, su cui tanti pontificano o professano certezze: io ammetto di non sapere e di voler capire bene» - al 2021 della nostra provincia, «dove serve un colpo di reni perché non ci si specchi in un benessere stanco», e in particolare a Malpensa e «alle speranze di lavoro e sviluppo che ha generato: ora è a un bivio clamoroso perché le scelte internazionali potrebbero tagliarla fuori dalle linee di sviluppo e di futuro».
Il vice segretario della Lega, con quell'acume e quel pragmatismo che gli vengono riconosciuti, parla dei giovani («Spero ritrovino l'impegno pubblico: se si sentono vecchi e dormono sulle pensioni dei nonni, non c'è futuro») e dei candidati alle elezioni che vedranno andare al voto le nostre tre principali città («Mi auguro di trovare tanta gente di buona volontà che ci mette la faccia e vuole confrontarsi»), del 2021 del Paese («Deve subentrare la voglia di rimbalzo, e anche di vivere. Serve un colpo di reni») ma anche dell'amata Pallacanestro Varese e del Varese, a cui manda un messaggio per l'anno alle porte.
C'è un motivo per sperare che il 2021 sia meglio del 2020?
Sotto l'aspetto razionale, talmente è stato disperato il 2020 che il 2021 non può che essere meglio. Spero che a un certo punto subentri la voglia di rimbalzo, di vivere, di studiare per i ragazzi, di lavorare, perfino di tornare a giocare a pallone e a basket per i più piccoli. Le prove, come accade spesso nella vita, ci costringono a migliorare. Forse questa è l'ultima chances per invertire la tendenza, come sistema paese e come società. Siamo davanti a un bivio: se non ci sono un colpo di reni e una reazione, c'è da preoccuparsi.
Qual è l'auspicio per l'anno nuovo della nostra provincia?
Varese e provincia sono lo specchio di un benessere stanco che, per non cadere nella crisi, deve essere rilanciato: il colpo di reni serve soprattutto qui, a noi. Se pensiamo solo a Malpensa e alle speranze di lavoro e sviluppo che ha generato... ora è davanti a un bivio clamoroso perché le scelte internazionali potrebbero tagliarla fuori dalle linee di sviluppo e di futuro.
Rinnovamento e cambiamento da dove e da chi devono arrivare?
Non si può ridurre tutto alla dinamica elettorale, che pur sarà presente nel prossimo anno: il cambiamento deve nascere da dentro e dal corpo sociale. La mia speranza è che tanti giovani ritrovino l'impegno pubblico e comune, come in provincia è spesso accaduto, perché questa è la via maestra perché ci sia rinnovamento; se i giovani si sentono vecchi e sono seduti sulle pensioni dei nonni, non c'è futuro.
Il momento più drammatico del 2020 qual è stato?
Tra marzo e aprile sembrava che non ci fossero più difese: adesso in tanti fanno i professori e spiegano cosa si doveva fare e non fare ma allora tutti pensavano di dare un aiuto e di fare il meglio senza sapere veramente cosa fare o avere gli strumenti per farlo.
Vaccino anti-Covid: lei si vaccinerà?
Non sono negazionista e il vaccino ha generato una grande speranza: tanti professano solo certezze e pontificano, io invece confesso di non sapere e voglio approfondire la questione. I vaccini sperimentati in 7-8 mesi meritano una riflessione: ribadisco di non sapere e voglio capire se l'urgenza di ottenerli non sia andata a scapito della sicurezza.
Nel 2021 si voterà nelle tre grandi città della provincia: lei cosa si augura?
Di trovare tanta gente di buona volontà che ci mette la faccia e vuole confrontarsi. Al di là di augurarmi il bene della Lega, mi auguro che la gente trovi anche il coraggio di accettare rischi per fare politica: ci deve essere un ritorno all'impegno pubblico.
La Pallacanestro Varese è ultima: come si salva?
Con il pubblico. E' veramente complicato vedere queste partite in un deserto, è tutto molto innaturale: non dico sia senza senso, però manca qualcosa. Sulla squadra dico che è chiaramente costruita su un budget ridotto all'osso: non è squadra di fenomeni ma senza l'apporto fondamentale di Masnago, fa ancora più fatica. Viviamo da tempo nelle difficoltà, ma di fronte a squadre che giocano in cinque, e a volte in cinque e mezzo, noi avevamo il sesto uomo: questa è l'assenza più grave della Pallacanestro Varese.
Anche il Varese è ultimo: come lo salviamo?
Sul Varese bisogna tornare ai fondamentali: bisogna fare il passo lungo come la gamba, partendo dalle basi, senza pensare di strafare. L'importante sarà salvarsi, e ce la può fare. Subito dopo il Varese dovrà costruire le basi, senza fare salti in avanti.
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