L’ultimo suo quadro è ancora sul cavalletto del suo atelier, finché la sua situazione sanitaria non si è aggravata, infatti, ha continuato a dipingere. Guy Rivoir, è scomparso ieri, lunedì 30 novembre, all’ospedale di Pinerolo dove era ricoverato a causa del Covid e il funerale si è svolto oggi in forma privata. Settantasettenne, di lui diverse generazioni di torresi conservano un ricordo: era l’artista, l’uomo che sapeva passare dalla serietà alla goliardia contribuendo alla vita sociale del paese.
«Era un jolly, un cabarettista e assieme un chansonnier. Era molto amato e contemporaneamente discusso, lascerà il vuoto non solo nella vita di noi famigliari ma anche in quella della comunità torrese» spiega la moglie, Ivana Ricca. Il decorso rapido della malattia ha lasciato tante persone frastornate ma il ricordo del suo contributo alla vita artistica e sociale di Torre Pellice è vivo. «Per anni è stato nella Pro loco e anche quando ne è uscito non ha mai smesso di collaborare con l’Amministrazione comunale – spiega Claudio Bertalot, sindaco dal 2004 al 2014 –. Seguiva, in particolare, i gemellaggi con Guillestre e con Mörfelden-Walldorf. Lavorava sugli aspetti artistici ma, quando aveva finito di fare la sua parte, amava suonare, cantare e fare festa. Così, si è fatto ben volere dappertutto, anche in Francia e in Germania».
Rivoir aveva viaggiato, vivendo anche a Parigi ed esponendo in Francia, Germania e Svizzera. Ma nel 1989 aveva voluto tornare al suo paese natale a cui era molto legato: «Amava Torre Pellice, dove è rimasto fino ai 20 anni. Per lui era il centro del mondo» rivela la moglie. Amore che si estendeva alla valle a cui aveva voluto rendere omaggio con una serie di quadri paesaggistici.
Si definiva pittore simbolico-surreale e, recentemente, i suoi soggetti erano stati gli scacchi e i tarocchi. Per anni visse solo della sua arte ma, quando il mercato andò in crisi, riuscì a inserirsi come restauratore. «Affrescò, in stile Cappella Sistina, la cappella del podere Rocche dei Manzoni di Monforte d’Alba – racconta Ricca –, ma restaurò anche alcune cappelle vicino a Sorrento. Suoi sono anche i lavori di restauro di alcuni piloni votivi di questa zona».
Rivoir frequentò le altre menti creative di Torre Pellice, era amico di Walter Eynar e Filippo Scroppo. «Avrebbe dormito e dipinto tutta la vita: la sua mente era continuamente in fase creativa» rivela la moglie. Ma, per il paese, fu anche l’uomo dei dibattiti e delle discussioni: «Non rinunciava mai a dire la sua opinione – ricorda –. Il discorso era un modo per creare relazioni». «Mi stupiva ogni volta la sua capacità di intervenire con la battuta giusta durante le discussioni più accese per smorzare la tensione – aggiunge Bertalot – . Questo ha permesso spesso di evitare le rotture tra le persone». Tra le sue caratteristiche più ricordate c’è proprio la brillantezza della battuta pronta: «Era stato “animatore” al ristorante Malan a San Germano Chisone, dove intratteneva suonando la chitarra e cantando».
C’è un posto di Torre Pellice in cui molti non riusciranno più a passare senza pensare a lui, soprattutto in questo periodo: «Sono i 30 metri tra il peso pubblico e Flipot e che comprendono il mercato coperto sotto il quale tutti gli anni a Natale, lui e Walter Eynard, organizzavano la festa del borgo offrendo pasta e fagioli a tutti – ricorda –. Proprio in onore di quelle feste avevano ribattezzato quell’area del paese “El burg dal pet”». Al peso pubblico, Rivoir aveva affittato per diverso tempo il primo piano dell’edificio ora abbandonato, adibendolo a suo atelier, mentre negli ultimi anni si era spostato in via Garibaldi.
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