“Nella nostra provincia sta andando decisamente meglio che dalle altre parti. Sono sicuramente aumentati i casi, i numeri parlano chiaro, ma tra gli ospedalizzati non abbiamo nessuno in terapia intensiva e i due decessi hanno riguardato un uomo di 89 anni e uno di 54 che, però, aveva un tumore al polmone. Si tratta delle classiche comorbilità di cui si è più volte parlato in questi mesi di emergenza Covid”.
Sono le parole del Dottor Giovanni Cenderello, Primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale ‘Borea’ di Sanremo che abbiamo intervistato oggi per capire cosa sta succedendo nella nostra provincia, in relazione alla crescita di casi di positività al Coronavirus ed il timore di nuove normative che potrebbero arrivare da un momento all’altro dal Governo. “Si tratta di un risultato ‘nostro’ – prosegue - che si differenzia da tutti gli altri grazie alla collaborazione delle fisioterapiste respiratorio e del Dottor De Michelis che ci hanno insegnato ad utilizzare i ventilatori in modalità non invasiva e senza intubare il paziente, ma come aiuto a farlo respirare”.
Le differenze tra il primo periodo e quello attuale differisce veramente dal fatto che adesso il virus è meno ‘forte’? “Non è assolutamente meno potente di marzo e ci sono ancora dei casi eclatanti. Sicuramente abbiamo capito come gestirlo e abbiamo qualche arma in più. Tra queste il ‘Remdesivir’, un antivirale che funziona e sappiamo come usare il Cortisone ma anche quando e come usare l’Eparina. Oltre a questo anche come fare la ventilazione e sapere gestire il ‘nemico’ che ora conosciamo bene. I numeri sono praticamente quelli di marzo che, però, erano solo la punta dell’iceberg su molti che avevano sicuramente contratto la malattia ma dei quali non sapevamo nulla. A marzo avevamo 7/8000 casi al giorno su 20mila tamponi mentre oggi abbiamo lo stesso numero su 130mila. C’è una grossa parte di asintomatici. Ci sono anche quelli che stanno veramente male mentre a marzo avevamo solo chi non stava bene e aveva problemi”.
Dal punto di vista medico quali preoccupazioni rimangono per il prossimo futuro? “L’unica vera è di sostenibilità del sistema, ovvero per quanto tempo si riescono a reggere questi ritmi con poco personale. Se noi, anziché avere 6 medici ne avessimo 10, potremmo tranquillamente reggere l’onda lunga per diversi mesi. Non mi preoccupa più di tanto il numero dei posti letto. Bisogna capire per quanto tempo si riesce a dare una qualità dell’assistenza, tra 50 malati e 220 possibili nel futuro. Al momento abbiamo una trentina di posti letto per la terapia intensiva e quindi riusciamo a gestire la situazione. Da non dimenticare che nel momento massimo di marzo e aprile siamo arrivati a 26 terapie intensive. I problemi non sono però luoghi e letti, ma il personale senza dimenticare che poi si sarebbe obbligati a chiudere altri reparti”.
Sempre sul piano medico un eventuale ‘coprifuoco’ di cui si sta parlando in queste ore può effettivamente servire? “Sinceramente non saprei rispondere. Potrebbe, ma credo che il grosso delle infezioni avvenga in casa e non nelle ore serali. Non è certo che dalle 22 in poi si verificano situazioni pericolose. Penso che sia l’ora dell’aperitivo quella più pericolosa, tra le 18 e le 21 mentre dopo ci sono molte persone in meno in giro. Tante attività sono chiuse come le discoteche e gli assembramenti si verificano prima ma chiudere quel tipo di attività potrebbero crearsi gravi problemi economici”.
Voi siete pronti per questa eventuale nuova ondata? “Assolutamente si, come farmaci, preparazione e organizzazione ma speriamo di riuscire a gestire il tutto perché fino a quando i numeri rimangono limitati possiamo farlo molto meglio”.
I prossimi mesi saranno come marzo e aprile, peggio o meglio? “Non saprei con precisione ma credo meglio. Sarà forse un’onda più lunga anche se andiamo verso il periodo più caldo dell’anno sul piano economico. Bisognerà capire le intenzioni del Governo perché un eventuale blocco delle attività ferma anche il movimento del virus. Ma se si chiudesse tutto si uccide anche l’economia. Mi aspetto che non vengano prese decisioni drastiche come marzo e aprile, ma venga permesso alle attività di sopravvivere ma questo farà sì che il virus circolerà di più e abbia un’onda lunga. Mi aspetto che il Governo attui un eventuale lock down il più tardi possibile, dopo Natale”.
Per terminare quali notizie ha dal mondo della medici su cure e vaccini per il Covid-19? “Le cure, in particolare il ‘Remdesivir’ disponibile per tutti e non per pochi, ha cambiato la prognosi dei malati. Ci sono altri farmaci in via di sperimentazione e il vaccino arriverà con i primi mesi dell’anno. Quindi dovremmo esserci per il 2021”
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