"Dalla diga in giù è come se non fosse successo niente. Da lì in su è uno scenario di guerra". Sono le parole del sindaco di Entracque Gian Pietro Pepino, a commento di ciò che accaduto alla frazione San Giacomo.
L'alluvione di venerdì 2 ottobre si è portata via strade, quelle del turismo, quelle che portano ai rifugi, quelle che in quest'estate segnata dal Covid sono diventate meta per migliaia di persone.
Quelle strade non ci sono più. Non si sale al Valasco, ma nemmeno verso il vallone delle Rovine, verso il rifugio Genova. A qualche curva dal lago c'è un enorme cratere. Lì è rimasto bloccato un pastore, con oltre 500 ovini.
E poi, verso San Giacomo di Entracque, gli ultimi due chilometri di strada sono stati spazzati via dalla furia del Gesso. Non si arriva più all'imbocco dei sentieri che portano da un lato al Soria Ellena e dall'altro al Pagarì.
La frazione, dove d'inverno non vive nessuno, è completamente isolata. E' stato cancellato, per buona parte, anche il campeggio "Sotto il faggio". I titolari sono stati evacuati, con i loro due bimbi, dall'elicottero dei vigili del fuoco. Lassù hanno la macchina e il camper. Cancellato il parcheggio. Il fiume si è portato via tutto.
Le prospettive, per l'area, dal punto di vista turistico soprattutto, sono drammatiche. Il sindaco di Entracque, Gian Pietro Pepino, ieri è andato lassù, fino a dove la strada lo consente, assieme a Piermario Giordano, presidente del Parco Alpi Marittime, assieme al vicepresidente regionale Fabio Carosso.
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