Il Nazionale

Sport | 27 settembre 2020, 19:05

IL COMMENTO. Il Varese nato dal nulla adesso sa come si perde. Anzi, come non si deve perdere

Solo nei sogni potevi vincere all'esordio senza i gol e il carattere di Lillo (squalificato), una delle certezze di una squadra che fino al 18 agosto non esisteva. Finora sembrava tutto facile ma nelle difficoltà servono il fuoco, l'istinto e perfino un po' d'incoscienza. Una sconfitta è poca cosa di fronte al ritorno in serie D: una sola, però...

IL COMMENTO. Il Varese nato dal nulla adesso sa come si perde. Anzi, come non si deve perdere

Prima partita, prima incazzatura (leggi QUI le pagelle e QUI la cronaca). Ma è bellissimo così, perché almeno adesso abbiamo una squadra in serie D con cui arrabbiarci fino alla prossima partita che il Varese, se conosciamo l'orgoglio del gruppo, certamente vincerà. Così come un po' sentivamo arrivare questa sconfitta, in settimana e anche prima: la realtà non è la fantasia, i sogni si costruiscono soffrendo, non s'impara a vincere dal nulla e questa squadra fino a metà luglio era soltanto un'ipotesi, a metà agosto continuavano ad arrivare e andare giocatori e a metà settembre siamo qui, con un gruppo che non aveva mai giocato assieme. E che, solo nei sogni, può vincere all'esordio senza la sua principale certezza delle prime sette amichevoli: Salvatore Lillo, sempre a segno ma soprattutto sempre capace di farsi seguire, con il carattere, con l'esempio, con la voglia di buttarsi sul pallone, perfino sull'ultimo pallone. Solo nei sogni forgi il carattere con la bacchetta magica, sperando che tutti ne abbiano almeno un po' a cui aggrapparsi, ma soltanto questa sconfitta e, appunto, la rabbia che porterà con sé servirà a farlo uscire, e a farci capire chi ne è dotato e chi no. Finora al Varese era andata perfino troppo bene perché doveva incontrare almeno un altro avversario, dopo la Casatese, così roccioso, quadrato, duro (20 falli commessi contro 16) che, giustamente, picchiava, ringhiava, lottava più dei biancorossi. 

Da Otelè, che indietreggia senza reagire di fronte a un avversario che sposta avanti la rimessa laterale di cinque metri, a Fall che entra in partita come se i compagni stessero  vincendo 5-0, dalla rimessa sanguinosa di Mapelli che manda in gol gli avversari al retropassaggio con cui Simonetto stava per fare altrettanto, a tutti gli altri 11 giocatori scesi in campo con la maglia bianca (non è quella ufficiale, per fortuna) è mancato, appunto, il rosso. Il fuoco. L'istinto. Perfino l'incoscienza di uscire dagli schemi per provarci con l'improvvisazione, la voglia di giocare non per chi c'è ma per chi non c'è. Per il pubblico che segue con affetto e numeri da record la diretta delle partite, per la società che ha ridato a questi giocatori una maglia e una piazza importanti, per i compagni che sbagliano ma vanno aiutati. Adesso, però, tutti sanno come si perde, o come non si deve perdere, una cosa sconosciuta in queste prime settimane di vita in serie D, ed è il primo passo per tornare a vincere.

Noi crediamo che, oltre a quella di Lillo, nella sconfitta ci si debba aggrappare alle certezze, senza farne vacillare nemmeno una, anche per vedere se qualcun'altra se ne aggiungerà (e se non se ne aggiungeranno, sarà comunque una risposta). Certezze come il carattere di Sassarini (leggi QUI le sue parole), che magari avrà fatto arrabbiare qualcuno negli spogliatoi ma conosce la strada da seguire, l'esperienza di Disabato e Viscomi, la presenza dei dirigenti dell'area tecnica Califano e Scandola, mai così decisivi come nella prossima settimana, l'appoggio dei tifosi che domenica probabilmente potranno entrare al Franco Ossola, ma avranno modo di sostenere anche in settimana o all'ultimo allenamento chi ha riportato all'improvviso il Varese in serie D dal nulla. Di fronte a questo, cos'è una sconfitta? Una però, non due...

Andrea Confalonieri

Commenti