Quattro colpi di pistola e solo tre ogive ritrovate all'interno della vettura dove il 22 maggio, nel parcheggio dell’Auchan di Cuneo, il militare fiorentino Francesco Borgheresi, ha ucciso la sua compagna, Mihaela Apostolides, 44 anni, originaria della Romania ma da diciassette anni residente in provincia di Cuneo.
Un particolare non da poco per chi conduce le indagini, al fine di appurare la dinamica precisa dell'omicidio e soprattutto la veridicità della confessione del Borgheresi.
Per questo, prima che la Fiat Panda di colore chiaro venisse dissequestrata, le indagini sul femminicidio hanno richiesto un’ulteriore ispezione, al fine di ritrovare l’ogiva - ossia la porzione anteriore ed affusolata del proiettile - che durante un primo sopralluogo era sfuggita agli esperti.
Infatti l’autopsia sul corpo della vittima, eseguita poche ore dopo il delitto, aveva confermato quanto già ipotizzato fin dal primo momento: Mihaela Apostolides è stata raggiunta da tre colpi di pistola ma Borgheresi, in quei momenti concitati, ne aveva sparati quattro, visto che sulla vettura sono stati ritrovati quattro proiettili. La coppia era seduta uno di fianco all’altra, sui sedili della vettura, quando Borgheresi con la pistola in mano, durante la lite, ha esploso un primo colpo che, presumibilmente, ha ferito la ragazza all’addome.
I proiettili mortali, però, sono stati quelli che hanno colpito la donna ad un fianco e al petto. Durante la colluttazione, anche Borgheresi si è ferito ad una mano, con un proiettile di rimbalzo. I colpi sparati, quindi, sono stati quattro, ma da una prima perizia mancava un’ogiva che, dopo un esame più approfondito, è stata ritrovata conficcata in una portiera, risolvendo così il mistero dell’ogiva scomparsa.
“Questo ulteriore esame - ha sottolineato l’avvocato torinese Beatrice Rinaudo, difensore di Francesco Borgheresi - è stato necessario per definire ancora meglio la dinamica dell’omicidio ed ha evidenziato ancora una volta come il mio assistito, dopo aver chiamato le Forze dell’ordine ed essersi costituito, ha sempre raccontato in maniera chiara e precisa ciò che era accaduto in quel terribile pomeriggio nel parcheggio del centro commerciale di Cuneo”.
La difesa potrebbe richiedere una perizia psichiatrica per Francesco Borgheresi, già noto alle cronache per essere stato uno degli unici due bambini nati e cresciuti al Forteto, la comunità nel Mugello il cui fondatore è stato condannato per maltrattamenti e violenze su minori.
L’uomo da diverse settimane è stato trasferito da Cuneo ad un altro carcere.
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