"Avete presso le FPP2?". Una volta l'ultima domanda al mattino, sulla soglia di casa, riguardava compiti, diari e firme assortite, ma il primo giorno di scuola in epoca Covid crea anche questi effetti. Dopo colazione e lavaggio denti, si passa dal termometro e la registrazione della temperatura sul diario (o simile) e poi si controlla se si hanno le mascherine nello zaino, più dei compiti fatti. Una liberazione? Presto per dirlo.
Per ora la prima campanella alla Sidoli, una delle tante scuole elementari di Torino che oggi riaccende i motori, è stata salutata da uno sventolio bianco: non fazzoletti, ma le autocertificazioni con cui tutte le famiglie sono chiamate a garantire sulla condizione dei piccoli studenti. Il primo tassello di un meccanismo più ampio che comprende anche i pediatri e non solo, per cui la certezza dello stato di salute sembra essere solo teorica (gli asintomatici?), ma al momento sembra l'unica strada burocratica da seguire per rimettere in moto un intero mondo. L'effetto pratico è che tra medici e genitori, chiamati a misurare la febbre, c'è qualcuno che si assume la responsabilità di dire che va tutto bene. Nella speranza che tutto fili liscio.
E tra le misure di cautela, sono rispuntati in alcuni casi i grembiuli, in altri le magliette bianche da tenere solo a scuola. E poi borracce e bottigliette monouso, merendine personali e così via, nel tentativo di reggere l'impatto della ritrovata normalità.
Ingressi contingentati questa mattina, in zona Lingotto, da entrate diverse che - nel giro di qualche ora - diventeranno pure uscite. Orari precisi al secondo, per evitare assembramenti. Anche se all'esterno della scuola i genitori da qualche parte devono pur mettersi. E le distanze sono quelle che sono. Ma da qualche parte bisogna pur (ri)cominciare. Certo, si tratta di pochi giorni: poi arriveranno il referendum, i seggi e la sanificazione degli spazi. Una seconda partenza, dopo il giro di prova. In attesa di capire l'effetto che fa.
La gioia dei piccoli - una rarità, davanti alla prospettiva di entrare in aula, ma anche questo è un effetto collaterale del lockdown - ripaga di ogni sforzo e sopisce qualunque ansia. I loro occhi brillando incontrando lo stesso luccichio in quelli degli insegnanti. La voglia di ripartire è tanta, evidente. Anche senza nessuno che la certifichi con una firma.
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