4 anni per truffa per Silvia La Scala, assolta invece Inna Troukhan.
Questa la sentenza del presidente del Collegio il giudice Marco Canepa che ha condannato l’allora presidente dell’associazione Airone che aveva sede ad Albenga, nel processo che la vedeva coinvolta per la maxitruffa delle adozioni internazionali.
Assolta per non aver commesso il fatto invece la traduttrice che operava per la Onlus da Bergamo. Secondo l’accusa, i vertici dell’associazione “Airone” che era autorizzata ad operare nel settore dalla Cai (Commissione per le Adozioni Internazionali), mandavano le coppie in Kirghizistan (circa 21, 5 si sono costituite parte civile nel processo) con la promessa che la procedura per i bambini sarebbe stata semplice e veloce rispetto ad altri paesi esteri.
I bambini che però erano stati associati alle famiglie italiane non erano adottabili e, in alcuni casi, erano già stati dati a coppie statunitensi. Le coppie, aspiranti genitori che si erano affidati alla onlus ingauna, non sapendo a che cosa andavano in conto, continuavano a versare importanti somme di denaro.
Nel 2013, una esasperata coppia di Pisa, aveva deciso di denunciare quello che stava succedendo. Poco dopo erano arrivate denunce molto simili da Roma e da Bergamo.
Il caso aveva preso il via nel 2012 con l’arresto del ministro dello Sviluppo sociale del Kirghizistan, Ravshan Sabirov, della referente di Airone, Venera Zakirova, e la fuga di Alexander Angelidi, stralciata la posizione invece della vicepresidente della Onlus Orietta Maini che nel frattempo è deceduta.
Allora era spuntato un giro di affari e truffe di centinaia di migliaia di euro con visite ad orfanotrofi dove venivano mostrati agli aspiranti genitori bimbi in realtà non adottabili. Nelle udienze che si svolte negli anno scorsi erano state ascoltate le famiglie truffate, una testimonianza difficile la loro, sia per il carico emotivo nel dover rivivere il dolore privato in passato, sia perchè per loro era la prima volta in tribunale da testimoni.
Silvia La Scala, difesa dall'avvocato Rosanna Rebagliati, assolta per il reato di associazione a delinquere (il fatto non sussiste) è stata condannata, oltre a 1400 euro di multa e al pagamento delle spese processuali, anche al risarcimento dei danni derivanti dai reati a favore delle parti civili (presenti in aula quest’oggi per la sentenza) e al pagamento a favore di ciascuna di esse di 50mila euro.
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