Il Nazionale

Cronaca | 24 maggio 2020, 17:42

I rifugi del Pinerolese ripartono ma con molte riserve

Alcuni riaprono già il prossimo fine settimana ma tra molte incognite. Il dubbio più grande riguarda il senso di responsabilità degli escursionisti

I rifugi del Pinerolese ripartono ma con molte riserve

I rifugi di montagna sono prossimi alla riapertura tra grandi incertezze. Ai gestori preoccupa la sostenibilità economica di una stagione turistica segnata dalla riduzione dei posti disponibili e dalla difficoltà di contenere le spese. Ma l’incognita più grande rimane il grado di responsabilità degli escursionisti e i primi segnali non sono confortanti. Così dalla Val Pellice alla Val Chisone l’intenzione è uniforme: «Riapriamo, ma se la situazione sarà insostenibile faremo un passo indietro».

 

Riaperture

Nei boschi tra Pinerolo e la Val Noce, il Rifugio Melano “Casa Canada” dei Cai Pinerolo riaprirà sabato 30 maggio. A 1.060 m s.l.m. è raggiungibile con una passeggiata agevole, è quindi molto frequentato da famiglie con bambini e dagli appassionati di arrampicata sportiva. «Abbiamo dovuto ridurre drasticamente i posti all’interno: da 90 siamo passati a una trentina – annuncia il gestore, Flavia Rol –. Lo spazio fuori era già sfruttato al massimo, non riusciamo quindi ad aggiungere tavoli. All’esterno i posti disponibili per ogni tavolo da 6 scenderanno a 3». I rifugi del Cai Uget Val Pellice partiranno scaglionati: l’ultimo sarà il Rifugio Granero (2.377 m s.l.m.) al confine con la Francia per fine giugno o inizio luglio, la riapertura del Rifugio Barbara Lowrie (1.753 m s.l.m.) nella Valle dei Carbonieri è invece prevista per metà giugno, mentre i Rifugio Willy Jervis (1.732 m s.l.m.) nella Conca del Pra riaprirà già sabato 30 maggio. «Lo spazio interno e quello esterno ci permettevano di accogliere 150 persone, ridefinendo gli spazi per garantire il distanziamento siamo scesi a 50» spiega Roby Boulard, gestore del Jervis. In alta Val Chisone, a 2.030 m s.l.m., Massimo Manavella, gestore del Rifugio Selleries di proprietà della Regione, vuole riaprire da sabato 30 maggio: «Anche se abbiamo ancora qualche incertezza e la data potrebbe essere posticipata». Anche qui è stato necessario ridurre notevolmente i posti: «I coperti sono scesi da 90 a 35 e i posti per dormire sono stati ridotti del 50%» spiega il gestore.

In questi giorni nei rifugi stanno arrivando le prime richieste di informazione telefoniche: «Lo diciamo a tutti, ed è importante ricordarlo: da quest’anno è obbligatorio prenotare anticipatamente per trovare posto» sottolinea Boulard.

 

Sconti al canone d’affitto

«Se apriamo quest’anno è solo come atto di caparbietà, per mantenere un presidio in montagna. Dal punto di vista economico infatti converrebbe tenere chiuso» afferma Boulard. A fronte della riduzione dei posti disponibili infatti rimangono alti gli investimenti. «Dovendo garantire il monitoraggio per evitare assembramenti, il lavoro sarà comunque pesante e potrò ridurre il personale solo del 20%» afferma Boulard. «Teniamo conto che per riaprire abbiamo dovuto fare già un buoni investimenti ad esempio in dispositivi di protezione individuale» aggiunge Manavella.

Per questo alcuni proprietari dei rifugi hanno deciso di scontare il canone di affitto ai gestori ma non tutti possono farlo. Il Cai Uget Val Pellice è stata una delle prime sezioni di tutto l’arco alpino a ridurre i canoni: «Siamo riusciti a riconoscere degli sconti che vanno dal 65% all’80% ma la nostra situazione è privilegiata dal punto di vista finanziario: non abbiamo mutui in corso e siamo appena riusciti a terminare importanti lavori di ristrutturazione» spiega Giacomo Benedetti, membro della sezione e presidente della Commissione centrale rifugi e opere alpine del Cai.

Per il Cai di Pinerolo, proprietario del Rifugio Melano “Casa Canada”, la situazione è più complicata: «Stiamo valutando se c’è margine abbastanza per scontare il canone – spiega il presidente Giuseppe Traficante – . Il Cai nazionale ha stanziato un fondo di milione di euro per le sezioni ma i rifugi in Italia sono circa 350, quindi dovremo tenere conto prima dei criteri per la ripartizione dei fondi e delle nostre spese per capire se possiamo aiutare il rifugio: abbiamo infatti dei mutui in corso proprio per lavori alla struttura».

Il Cai contribuisce anche alle spese di sanificazione dei locali: «Doteremo le strutture di uno strumento per la sanificazione ad ozono, un termometro a pistola, un saturimetro e mascherine – annuncia Benedetti  –. Una specifica cartellonistica ricorderà ai fruitori le regole da rispettare».

 

Responsabilità dei clienti

L’incognita più grande rimane proprio la responsabilità degli avventori. «Durante il lockdown la gente è stata responsabile: non ho visto nessuno salire alla Conca del Pra. Oggi invece capita di ricevere telefonate di gruppi composti da diverse famiglie che pretendono di sedere allo stesso tavolo e di vedere fuori dal rifugio escursionisti senza mascherina e che non rispettano le distanze di sicurezza – nota Boulard –. Il 30 noi partiamo: nel caso la situazione fosse insostenibile però torneremo indietro». Situazione analoga rileva Massimo Manavella: «Qui fuori oggi sabato c’erano una ventina di persone. Nemmeno una con la mascherina, qualcuno ha chiesto anche di entrare senza».

Quest’anno gli escursionisti dovranno portare con sé i dispositivi di protezione individuale: mascherina, guanti e gel disinfettante. Inoltre, come nei ristoranti, potranno sedere allo stesso tavolo solo le persone della stessa famiglia. I gestori temono che non sarà facile far rispettare le regole: «Fare il carabiniere in montagna non è mai stato il mio sogno – ironizza Boulard –. È vero che noi rifugisti siamo abituati a gestire situazioni difficili ma non abbiamo gli strumenti gestire l’eventuale irresponsabilità degli escursionisti». Gli fa eco Manavella dal Selleries: «Riapriremo, ma se i nostri clienti non si renderanno conto che hanno gli stessi doveri che in pianura, anche noi faremo un passo indietro».

Elisa Rollino

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