Traffico di mezzi pesanti, inquinamento, rumori, cantieri su cantieri, situazioni di pericolosità per i pedoni. L’alta Val Chiaravagna è un vero far west. E mica da qualche settimana. Perché sono anni che, sulle alture di Sestri Ponente, perdura questa difficile situazione. È un altro dei fronti aperti, tra i numerosissimi, del Ponente genovese e, specie in tempi recenti, la questione è andata peggiorando, senza che sia mai stata avviata nessuna seria opera di mitigazione, rispetto alle numerose servitù presenti. Quello che ancora non viene meno, per fortuna, è la voglia di farsi sentire da parte dei residenti.
Uno di loro, Enrico Dagnino, che vive nella zona di via Monte Timone, nei giorni scorsi ha scritto una lettera aperta al sindaco di Genova Marco Bucci, a vari assessori della Giunta Comunale, al governatore Giovanni Toti, a vari assessori della Giunta Regionale, ai rappresentanti del Municipio VI Medio Ponente, per elencare tutte le problematiche della zona.
Secondo Dagnino, “l’alta Val Chiaravagna è una zona classificata come industriale per la presenza delle cave, di impianti per il trattamento della roccia dolomia e di impianti in stato di abbandono e potenzialmente pericolosi per la salute. A questi siti storici si sono aggiunte, da un decennio circa a seguire: la servitù del cantiere per il Nodo Ferroviario di Genova, un impianto di betonaggio, i cantieri per l’allargamento della sede stradale e quello per conferimento dello smarino proveniente dai cantieri per il Terzo Valico Ferroviario. Tutto ciò, concentrato in una piccola valle, causa inquinamento acustico, atmosferico (polveri e smog) e un elevato traffico di mezzi pesanti”.
Il residente disamina i problemi uno per uno: “La Via Chiaravagna è una strada prevalentemente a una corsia, servita da una linea Amt abitualmente in ritardo o con corse soppresse a causa dell’aumento spropositato del traffico pesante. Il transito con motoveicoli o autovetture è pericoloso poiché la strada è stretta, tortuosa e i mezzi pesanti non rispettano la segnaletica stradale, peraltro vecchia ed arrugginita, non moderano la velocità e alcuni viaggiano addirittura in colonna per cui, incrociando altri mezzi, camion, tir o autobus, bloccano la strada. I siti industriali presenti, cave o impianti vari, dai quali escono i mezzi pesanti carichi di inerti, come terra, ghiaia o sabbia, o cemento, hanno sistemi lava ruote inefficienti, quindi sulla strada è presente quotidianamente una patina di fanghiglia che, oltre ad imbrattare tutto ciò che transita o cammina per la via, è un grave rischio per l’incolumità fisica dei motociclisti”.
Secondo Dagnino, “è rischiosissimo per i residenti fare i pedoni, nessuno si avventura a piedi lungo la via se non vi è costretto, se non quando gli utenti del trasporto pubblico, a causa della soppressione della corsa, dovuti anche per i motivi sopra specificati, non hanno altra possibilità. La totale mancanza di marciapiedi, la via stretta, gli autisti dei mezzi pesanti privi di buon senso, la velocità eccessiva o comunque non adeguata, le ringhiere delimitanti la sede stradale divelte dai camion e mai riparate, oltreché vetuste e fuori legge, il fango presente che imbratta calzature e vestiario o ‘sparato’ addosso dai mezzi e la polvere alzata nei tratti asciutti rendono la via impraticabile ai pedoni”.
Inoltre, “la strada è perennemente sporca e quando il fango si asciuga diventa polvere alzata dai mezzi che vi transitano, l’aria diventa irrespirabile, tutto ciò che si trova nei dintorni si ricopre di una patina bianca e ovviamente viene respirato dai residenti. La pulizia dovrebbe essere giornaliera ed efficiente, invece avviene saltuariamente e le spazzatrici spostano solamente lo sporco a bordo strada, dove dovrebbero passare i pedoni. Questa situazione, che, ripeto, perdura da anni, è divenuta insostenibile con l’aggiunta dei mezzi da e per il cantiere del nuovo ponte autostradale. Nonostante lettere inviate, telefonate fatte, e lamentele presso gli organi preposti la situazione è cambiata solo peggiorando. Credo che i residenti della zona debbano avere gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini, essere tutelati, poter avere la libertà di camminare lungo la via pubblica senza rischiare la loro incolumità, respirare senza il rischio di malattie polmonari e non essere costretti a lavare i propri mezzi ogni giorno”.
L’appello è accorato, e anche molto deciso: “Questa lettera - conclude Dagnino - vuole essere un segnale alle istituzioni affinché intervengano velocemente a tutela della salute dei cittadini e, qualora ciò non avvenisse, si provvederà a depositare un esposto presso la locale Procura della Repubblica. Non si escludono forme di protesta dei cittadini del locale comitato di zona”. Vivibilità cercasi: a qualcuno interessa la cosa?
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