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Politica | 30 aprile 2020, 07:18

Regione, il Presidente Cirio alle prese con crescenti difficoltà politiche e con il crollo dei consensi

Il rimpasto di Giunta, lasciato a metà, ha scontentato un po’ tutti. La Lega, forte di 23 consiglieri, vorrebbe rafforzarsi ma deve fare i conti con lotte correntizie e territoriali. Fratelli d’Italia e Forza Italia gli chiedono maggiore attenzione al mondo produttivo piemontese. Ultimo, in ordine di tempo, l’ affaire Monchiero” che complica la partita dell’ospedale di Verduno

Regione, il Presidente Cirio alle prese con crescenti difficoltà politiche e con il crollo dei consensi

Il rimpasto nella Giunta regionale, che ha visto la sola new entry di Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia), chiamato dal partito ad occupare il posto dell’ex collega di partito Roberto Rosso (arrestato a dicembre 2019 con l’accusa di voto di scambio con la ‘Ndrangheta), ha lasciato le cose a metà.

Tutti e tre i partiti della coalizione di centrodestra, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, per ragioni diverse, avrebbero voluto un più ampio rimaneggiamento, considerato che in questo primo anno – complice la subentrata emergenza epidemiologica – l’esecutivo non ha conseguito i risultati che ci si attendeva.

La Lega, che imputa al presidente Alberto Cirio di non aver saputo imprimere al Piemonte quell’ “altra velocità” promessa in campagna elettorale, è a sua volta alle prese con vicissitudini interne, dove lotte correntizie si sommano a conflitti territoriali.

L’area alessandrina, dove domina incontrastato il segretario piemontese Riccardo Molinari, plenipotenziario di Matteo Salvini, avrebbe voluto un rafforzamento della propria rappresentanza in Giunta, ma il Novarese e il Vco hanno alzato barricate.

Risulta da fonti leghiste (che vogliono ovviamente restare anonime) che Cirio e Molinari – a dispetto delle dichiarazioni pubbliche – fossero pronti a procedere, iniziando dalla sostituzione di Luigi Icardi alla Sanità, ma la congiuntura li ha fatti desistere.

Uno dei nodi delle attuali difficoltà risale proprio al momento del varo della Giunta: Icardi avrebbe voluto l’Agricoltura e gli è stata assegnata la Sanità.

Rimuoverlo adesso in piena tempesta? Il colpo politico sarebbe stato pesante e sarebbe andato a scapito della coalizione e a danno dello stesso Presidente. Ecco perché l’operazione è stata archiviata sine die.

La Lega conta attualmente 23 consiglieri regionali, Forza Italia 6, Fratelli d’Italia 4. Come si evince, da sola pesa numericamente il doppio dei due partner di coalizione messi insieme.

Ma i numeri – hanno fatto intendere più volte gli alleati (FdI in primis) – non sono sufficienti a governare se non associati ad altri fattori.

Ecco perché Molinari avrebbe voluto un rimaneggiamento più ampio, magari con l’ingresso di qualche autorevole figura esterna, che gli risparmiasse i continui rimbrotti di “scarsa qualità” rivolti dagli alleati al suo gruppo consiliare.

Fratelli d’Italia, la pattuglia più esigua ma la più battagliera della maggioranza di centrodestra, avrebbe voluto mettere in discussione non tanto Icardi, bensì le assessore leghiste Vittoria Poggio (Turismo, Cultura e Commercio) e Chiara Caucino (Welfare).

In predicato c’era anche il ruolo di un altro leghista, Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura, la cui testa non era stata chiesta, mesi or sono, né da avversari, né da alleati ma dalla Coldiretti.

Forza Italia, pur disponendo di due assessorati, Marco Gabusi (Trasporti e Opere pubbliche) e Andrea Tronzano (Finanze, Industria e Artigianato), ha scarso peso politico per ragioni piemontesi e nazionali, ma anche per essersi affidata in toto a Cirio.

Il Presidente da qualche tempo a questa parte è particolarmente sotto pressione: da FdI, il neoassessore Maurizio Marrone alza il tiro e con lui il neo capogruppo Paolo Bongioanni mentre anche da esponenti forzisti arriva analoga richiesta: prestare maggiore attenzione al mondo produttivo piemontese, sull’orlo del collasso.

Più che difendersi dagli attacchi della minoranza di centrosinistra, che finora hanno prodotto scarsi effetti, Cirio deve fronteggiare crescenti tensioni nella sua maggioranza.

Come se già non bastassero i tanti crucci, è arrivata anche la rilevazione fatta da Winpoll per il Sole24ore che gli ha suonato un campanello d’allarme: il 34% dei piemontesi non è per nulla soddisfatto del suo operato nella gestione dell’emergenza Coronavirus e il 39% lo è assai poco.

E infine, in cauda venenum, la rinuncia, arrivata ieri, di Giovanni Monchiero a commissario straordinario per l’ospedale di Verduno.

Un vulnus che, pur nella salvaguardia delle forme e al di là dei gentlemen agreement dei protagonisti, viene a minare quel consolidato “Sistema Albese” che - dopo il responso delle elezioni dello scorso maggio – aveva trovato in Cirio e Icardi - il core business del nuovo potere regionale.

 

Giampaolo Testa

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