Il Nazionale

Cronaca | 22 aprile 2020, 10:11

Revocati gli arresti alla donna braidese che tentò di avvelenare il marito ricoverato in ospedale

La misura sostituita dall'obbligo di dimora a Cherasco. Il difensore: "Profondamente provata a livello fisico e psicologico, ha avviato un percorso di trattamento e cura presso l’Asl"

Revocati gli arresti alla donna braidese che tentò di avvelenare il marito ricoverato in ospedale

Accogliendo l’istanza presentata dal suo difensore, l’avvocato albese Roberto Ponzio, il giudice presso il Tribunale di Asti Francesca Di Naro ha disposto la revoca degli arresti domiciliari e la sostituzione con la meno gravosa misura dell’obbligo di dimora per Laura Davico, la donna braidese, 49enne all'epoca dei fatti, accusata di tentato omicidio aggravato dalla minorata difesa per avere attentato alla vita del marito, somministrando al consorte, allora ricoverato presso l’ospedale "Santo Spirito" di Bra, una miscela di sostanze e farmaci tra le quali un potente topicida.

I fatti risalgono al gennaio 2019, quando la donna venne arrestata dopo che un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Asti e condotta dai Carabinieri dei Nas di Alessandria accertò il tentativo di avvelenamento anche tramite l’ausilio di telecamere installate nella stanza di degenza dell’uomo.

Nel novembre scorso, dopo dieci mesi di reclusione alle Vallette di Torino, la detenzione in carcere a carico della donna venne sostituita dai domiciliari concessi presso l’abitazione della madre, a Cherasco.

Ritenendo ulteriormente affievolite le esigenze cautelari, tenuto conto del comportamento tenuto durante la detenzione e del risarcimento del danno già versato a favore della parte offesa, il Tribunale di Asti ha ora ordinato la liberazione della donna e ne ha disposto l’obbligo di dimora presso il territorio del Comune di Cherasco, dal quale non potrà allontanarsi senza specifica autorizzazione.

L’avvocato Ponzio: "La mia assistita ha da tempo fornito la propria versione dei fatti, è persona incensurata e non ha mai manifestato propositi lesivi o violenti verso terzi. I mesi trascorsi in regime di detenzione carceraria prima e domiciliare poi, caratterizzati da un comportamento collaborativo e remissivo, hanno avuto su di lei un forte impatto a livello fisico e psichico. Appare prostrata, depressa e vive in una condizione di volontario isolamento dall’ambiente. Secondo i consulenti della difesa, gli specialisti Mercedes Zambella e Lorenzo Varetto, presenta inoltre un profilo di disturbo 'border line' della personalità e denota un quadro psicopatologico che richiede un supporto psicologico continuativo. La misura dell’obbligo di dimora ha consentito l’inizio di un percorso terapeutico di trattamento e cura presso l’Asl di Alba Bra".

E. M.

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