“Non abbiamo prospettive, siamo nella più totale solitudine”: a portare la propria testimonianza sulla situazione attuale è Francesco (nome di fantasia), imprenditore e padre separato, in estrema difficoltà nel sostenere tutte le spese, in particolare quelle legate all'assegno di mantenimento dei figli, a causa dell'emergenza coronavirus: “Questa situazione - spiega – sta coinvolgendo sia chi gli assegni li deve versare che le famiglie a cui spettano, un dramma nel dramma. Se non ci si verrà incontro con ragionevolezza riducendo la cifra mensile le persone che, come me, non riusciranno a pagare potrebbero trovarsi di fronte a un tribunale con l'accusa di non aver sostenuto i figli e con l'obbligo di coprire le spese legali”.
A incidere maggiormente sulla problematica è la crisi economica che ha investito moltissime piccole-medie imprese e altrettanti professionisti: “Dall'inizio dell'anno – prosegue – ho incassato la metà rispetto al passato: tutto questo sta comportando sacrifici incredibili e mi ha costretto a mettere in cassa integrazione i dipendenti, cercando di coprire tutti, in attesa di aiuti ancora incerti e insufficienti. Gli investimenti fatti prima dello scoppio dell'emergenza, inoltre, stanno aggravando la situazione”.
Come se non bastasse c'è anche una certa riluttanza nel chiedere aiuto, causata dalla propria posizione sociale: “Gli imprenditori - aggiunge – vengono solitamente considerati come benestanti che devono dare una certa immagine di sé; per questo, quando versano in difficoltà economiche, fanno ancora più fatica a chiedere aiuto per non mettere in cattiva luce la propria azienda: è una questione di pudore, conosco decine di altre persone, tra cui ristoratori e gestori di officine, nella stessa e identica situazione”.
Quello che servirebbe, secondo Francesco, sarebbe proprio un aiuto concreto: “Al momento non si è mosso nulla - conclude – se non un confronto, in amicizia, con altri papà separati. Chiedere un sostegno economico sarebbe l'unica soluzione per affrontare questa crisi, mi auguro che qualcuno si sensibilizzi e che la richiesta arrivi anche alle istituzioni. La mia preoccupazione, ripeto, va anche alle famiglie riceventi che si trovano nelle stesse e identiche difficoltà”.
Commenti