“Concludere la stagione? Un conto è dire che speriamo ci sia la possibilità di farlo, possibilità per la quale tifiamo e stiamo lavorando, un altro è avere la certezza che si arrivi davvero sino in fondo. Da fuori si percepisce la sensazione che portare a termine la Serie A e gli altri campionati sia legata ad un volere o no di qualcuno. In realtà dipenderà dalle condizioni sanitarie del Paese e dalle misure che dovremo adottare da qui fino ad agosto. Saranno le istituzioni a fissare i criteri, per ora le scelte le decide il virus”.
In mezzo a tante dichiarazioni roboanti e supponenti da parte di chi detiene il potere nel mondo nel calcio e per questo si sente di detenere anche quello del nostro Paese (fortunatamente non è così) le parole del presidente AIC Damiano Tommasi, che sono parte di una lunga intervista rilasciata al “Mattino” di Padova e ripresa dal sito dell’Assocalciatori, ci sembrano essere di gran lunga le più sensate.
“È al governo che spetta stabilire quando sarà possibile riprendere gli allenamenti - ha aggiunto Tommasi - previa consultazione degli esperti, e successivamente ripartire con le partite. Credo che il dibattito all'interno dei vari tavoli sia allineato su questo punto. Io sto alla realtà e la realtà dice che probabilmente neppure per tutto aprile si potrà uscire di casa, se non per lavoro o necessità inderogabili, il che sposta sempre più in là l'orizzonte temporale verso il quale concentrarci e valutare se ci saranno i margini per esaurire i calendari previsti, anche a costo di addentrarci nel cuore dell'estate anche a costo di addentrarci nel cuore dell'estate”.
Checché ne dicano Uefa, FIGC e Lega Calcio.
“La maggioranza dei club di Lega Pro sembra orientata a non tornare più in campo, ma volere è un conto, poi ciò che si farà un altro. La decisione finale spetta al Consiglio Federale e, se avremo le condizioni per riprendere, sarà difficile che opti per sospendere i campionati definitivamente. Detto questo, la differenza fra la Serie A e la Lega Pro è che quest'ultima ha 60 squadre di altrettante città, con sensibilità diverse e soprattutto con la prospettiva che, se si ricominciasse, bisognerebbe rimettere in moto 60 territori, ovvero 60 zone "libere", che rappresentano tutta Italia. Non sarebbe così semplice. In Lega Pro il problema è che ci sono presidenti che vogliono fermarsi per chiudere i conti adesso è non pagare chi dev'essere pagato, cercando di avere dal sistema le risorse per coprire eventuali perdite legate al momento che viviamo: se fosse così, sarebbe deprimente che fosse questo l'obiettivo primario, e non la tutela della salute o la chiusura dei campionati in modo che fosse il campo a stabilire i verdetti sportivi. Questo comunque è puro esercizio teorico, com'è stato teorico credere di proseguire con gare a porte chiuse o con allenamenti a piccoli gruppi di calciatori, perché poi ci hanno pensato il coronavirus e il contagio a determinare le scelte”.
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