Un messaggio forte, chiaro, bellissimo: "Il calcio “è la più importante delle cose meno importanti. Facciamolo ripartire quando potrà ripartire tutto il resto, visto che almeno per il pallone non c’è fretta...Ci sono tante cose più importanti di un gol, una classifica, una promozione, una retrocessione, un playoff o un playout...".
A parlare da Bisceglie è Ricky Romani, geniale fantasista ex Fossano, Borgosesia, Novese e Santhià in serie D e Como in C1. Un giocatore molto apprezzato e seguito in Piemonte.
Romani riparte dalle interviste al bomber Raffaele Cirillo (Lascaris) e al torinese Davide Lapadula (oggi in Eccellenza bresciana): "Il calcio in questo momento viene dopo molte altre cose. E' chiaro che però in questo periodo si ragiona a lungo termine su un ambito che fa parte della quotidianità di milioni di persone. E' giusto anche riflettere, dire la propria opinione, ascoltare consigli e fare qualche proposta partendo dal nostro piccolo. Ho letto le dichiarazioni di Cirillo e Lapadula e mi trovo completamente d'accordo in merito alle considerazioni sul dilettantismo, che va preso in quanto tale e non certamente come lavoro dall'Eccellenza in giù. D'altra parte è anche vero che nessuno ha torto. Ognuno ha le sue ragioni e le sue esigenze. Penso a chi ha speso un sacco di soldi per vincere un campionato, per esempio...E' ovvio che i punti di vista siano diversi".
Romani e la serie C: "Ora che sono in Lega Pro sono tutelato, ho un contratto, ho un'associazione calciatori che mi rappresenta e il sindacato. Quando sei professionista con il calcio ci campi, in altre situazioni può capitare di percepire un rimborso anche superiore al classico stipendio da impiegato, il che porta a pensare di poter vivere col pallone, che a volte fa anche un po' comodo...Per me però è ora di fare chiarezza. Anzi, spero che questa emergenza porti comunque cose positive come la revisione dell'intero sistema, dalla serie A al dilettantismo puro. Ad esempio la serie D, dove giocavo fino a pochi mesi fa, ha una fisionomia equivoca. Non sei professionista, ma di fatto lo sei. Nel termine "semiprofessionismo" si nascondono troppi controsensi. Secondo me, invece, per i soldi che girano, per il numero di allenamenti, per le date di inizio dei ritiri, per le trasferte fuori regione sei un professionista a tutti gli effetti. La serie D, come hanno già detto il mio ex allenatore Viassi e molti altri, è una categoria che andrebbe trattata diversamente".
A questo proposito citiamo un estratto di un articolo del portale "TuttoSerieD": "Molti impianti di serie D non sono a norma sanitaria, quindi anche se la serie A dovesse scendere di nuovo in campo ci vorrebbe un miracolo per la D. Che ne sarà dei club? Bella domanda. Ma soprattutto che ne sarà dei calciatori che non percepiscono i soldi di Ronaldo? Anche perché lo sappiamo bene. In D non si chiamano stipendi ma... rimborsi. E senza prestazione non c'è rimborso. Chi tutela questi ragazzi che, seppur non professionisti, sono calciatori che guadagnano mille euro al mese, di media? L'AIC? Non pervenuta. Lo Stato? Non riconosce alcuna cassa integrazione. Ragazzi con mogli e figli, in diversi casi. Abbandonati dal calcio e dallo Stato. Fantasmi senza pallone e, da oggi, anche senza portafoglio".
Torniamo a Romani: "Quando non c'è un contratto, quando non c'è davvero professionismo, diventa difficile in questo momento pensare di pretendere nel dilettantismo un rimborso, ovvero non uno stipendio lavorativo. Anche in Lega Pro mi chiedo...chi ci dice che anche in categorie come la nostra non si vada incontro a difficoltà dovute allo stop forzato di tutte le attività aziendali e imprenditoriali ? E con chi potremmo prendercela? Tornando al dilettantismo il rimborso-spese è quasi sempre accordato con una stretta di mano, che ha un valore umano anche superiore ad un contratto, ma che resta un accordo vocale basato su dignità personale e valori umani. Ebbene, in questo momento non si sta giocando e sono fermi persino gli allenamenti...Diventa fuori luogo qualsiasi discussione legata ai rimborsi-spese. D'altra parte se si tornerà a giocare a maggio o giugno, sarà giusto essere pagati per i mesi giocati, senza pretendere tutte le mensilità. Il momento di assoluta emergenza ci dice infatti una cosa ben precisa, ovvero che è impossibile e sbagliato guardare fino al nostro naso. E' giusto valutare che cosa sta accadendo a livello sanitario, sociale ed economico e da qui bisogna partire, facendo un piccolo grande sforzo personale. Le aziende sono piegate in due e dobbiamo ricordarci che i presidenti e le persone che guidano le società di calcio dilettantistiche lo fanno per passione e non per guadagni o ritorni economici nella quasi totalità dei casi. Penso che per una volta debba partire da noi che andiamo in campo “un aiuto “ verso chi ci ha sempre “pagato” o meglio “rimborsato” ...". Vedi Juve. Un esempio, quello del taglio degli stipendi dei calciatori, che è piaciuto a molti. Ma anche in questo caso, come tutti sappiamo, è quasi inapplicabile dalla B in giù...
Romani in chiusura: " Penso che ad oggi la cosa più importante sia ricordarci che siamo in primis tutti esseri umani, che dobbiamo sostenerci, supportarci, cercare di capirci, farci forza e pregare per uscire da questo momento in cui tutto il mondo è coinvolto senza distinzione di classi sociali, nazionalità e colori della pelle. Il calcio viene dopo ed è, per me e moltissime persone, la più importante delle cose meno importanti. Resto fiducioso e positivo. Chissà che questa emergenza non ci faccia ritrovare presto uno sport più bello, pulito ed un sistema più chiaro e organizzato...".
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