Il Nazionale

Politica | 11 febbraio 2020, 09:35

La Lega ritira la proposta di aumento di 1000 euro al mese per gli assessori regionali

Il gruppo consiliare replica polemizzando con 5 Stelle, Pd e Leu, ma per gli avversari il rattoppo è peggio del buco. Giovedì arriva a Torino Matteo Salvini. Un’occasione anche per fare il tagliando ad una maggioranza di centrodestra, a forte trazione leghista, che sta incespicando spesso e con troppa facilità

La Lega ritira la proposta di aumento di 1000 euro al mese per gli assessori regionali

La Lega fa dietrofront. Subissata da critiche, la proposta di aumentare di 1000 euro al mese lo “stipendio” degli assessori regionali è naufragata nell’arco di pochi giorni.

Il segretario regionale e capogruppo a Montecitorio, Riccardo Molinari, ha infatti chiesto ai suoi uomini di ritirarla e così è stato ieri pomeriggio.

Il perché della decisione è stato affidato ad un comunicato stampa.

“In prima commissione, c'era la volontà di incardinare una proposta di legge che aveva al suo interno un articolo il cui obiettivo era quello di eliminare le penalizzazioni di indennità per gli esponenti della Giunta regionale che utilizzano le auto dell’Ente per muoversi sul territorio al fine di assolvere alla propria funzione istituzionale. Alla luce delle polemiche strumentali generate in questi giorni a mezzo stampa, che stanno provocando il fraintendimento da parte dell’opinione pubblica della ratio alla base di questa proposta, come Gruppo consiliare della Lega – è detto in una nota stampa - abbiamo ritenuto opportuno di ritirare la pdl (proposta di legge), pur rivendicandone l’assoluta legittimità e la necessità di un correttivo a una disposizione che riteniamo ingiusta”.
I consiglieri leghisti spiegano che “si è spacciato per un aumento di stipendio un provvedimento che non incrementava assolutamente le indennità degli assessori. Indennità che è prevista da specifica legge regionale e che nessuno ha chiesto di modificare”.
La questione, da quel che si evince nel prosieguo del comunicato, è comunque soltanto rinviata.

“Rimanderemo il tema a una riorganizzazione più ampia dei criteri di definizione dell’indennità  di coloro che rappresentano i cittadini nelle istituzioni del Consiglio e della Giunta regionale, dal momento – è detto - che quelli attuali non rispettano il principio di giustizia del peso e delle effettive responsabilità dei ruoli e delle diverse funzioni. Criteri che fanno sì che, oggi, le cariche di massima responsabilità della Regione - quella del presidente della Giunta e degli assessori - percepiscano una indennità inferiore a quella di un consigliere regionale, ruolo di cui ovviamente abbiamo massimo rispetto in quanto noi stessi membri del Consiglio regionale, ma che evidentemente non può essere equiparato al carico di responsabilità e impegno richiesto a chi siede in Giunta. Un’ anomalia che produce come risultato una situazione paradossale, dove i “moralizzatori” che oggi gridano allo scandalo guadagnano più del Presidente della Regione. È evidente anche a qualsiasi cittadino che questo non ha alcun senso”.

Il gruppo leghista punta il dito contro gli esponenti di 5 Stelle, Pd e Leu, che avevano immediatamente alzato un fuoco di sbarramento contro la proposta.
“Le indennità nette del mese di gennaio di Giunta e Consiglio – affermano - dimostrano che tutti i capigruppo che oggi si indignano e fomentano una polemica strumentale percepiscono una indennità superiore a quella del presidente e del vicepresidente della Giunta regionale e di buona parte degli assessori. Analoga situazione per LeU, per tutto il Gruppo del Movimento 5 Stelle e il 90% del Gruppo del Pd. Viene quindi spontaneo chiedersi: chi sono i veri privilegiati della politica?”.

Abbiamo interpellato in proposito i due consiglieri regionali leghisti cuneesi, Paolo Demarchi e Matteo Gagliasso, ma nessuno dei due ha voluto sbilanciarsi oltre il comunicato diramato dal gruppo.

Al netto della querelle, resta il fatto che questo stop and go non fa certo piacere al presidente Alberto Cirio, il quale deve incassare un altro colpo all’immagine della sua maggioranza di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

Dopo l’alt al rimpasto, che avrebbe dovuto sostituire l’assessore Roberto Rosso (FdI), arrestato con l’accusa di connivenza con la ‘Ndrangheta, il governatore si trova a dover fare i conti con questo e altri grattacapi.

Ma ci si dovrà abituare, dal momento che la Lega, con i suoi 23 consiglieri, detiene la golden share della maggioranza.

Giovedì 13 Matteo Salvini sarà a Torino ed è probabile che, a porte chiuse, sarà anche l’occasione per mettere ordine nel gruppo consiliare.

Molinari ha chiesto a Cirio di pigiare sull’acceleratore dell’ “altra velocità”(leitmotiv della campagna elettorale), ma è verosimile che il presidente (se ne avrà l’occasione) qualche osservazione a sua discolpa a Salvini vorrà esporla.

GpT

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