Il Nazionale

Cronaca | 08 gennaio 2020, 09:17

«Tutto il mondo era casa sua», l’ultimo saluto al pastore Sergio Ribet, ex direttore di Agape di Prali

Scrisse articoli e libri guardando la realtà con lucidità e senso critico. Un ricordo di chi gli è stato amico

«Tutto il mondo era casa sua», l’ultimo saluto al pastore Sergio Ribet, ex direttore di Agape di Prali

«Viveva con la Bibbia da una parte e le notizie dall’altra» questa una delle immagini del pastore Sergio Ribet che è rimasta nel cuore di chi l’ha conosciuto, così come per il pastore della chiesa valdese di Pinerolo, Gianni Genre. Originario di Perosa Argentina, Ribet è scomparso nella notte tra lunedì 6 e martedì 7 gennaio, avrebbe tra poco compiuto 76 anni. I funerali si svolgeranno giovedì 9 gennaio alle 14,30 al tempio di Pomaretto dove è stato pastore per 14 anni.

Consacrato nel 1971, affiancò la vocazione religiosa con l’attività pubblicistica: collaborò con la redazione torinese del periodico “Com - Nuovi tempi”, scrisse il libro “Il nodo del conflitto libanese tra resistenza palestinese e destra maronita” e negli anni ottanta entrò nella redazione de “L’Eco delle valli valdesi - La luce”.

«Tutto il mondo era tutto casa sua: anche ciò che capitava in Medio Oriente lo riguardava. Si occupò, ad esempio, del massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila, avvenuto nel 1982 alla periferia Beirut – ricorda Genre –. In quegli anni Ribet aveva saputo anticipare l’atteggiamento cosmopolita che è poi arrivato con la globalizzazione. Il tutto sempre accompagnato da una visione teologica importante».

Dagli amici era considerato una persona che leggeva ciò che accadeva nel mondo con lucidità e senso critico: «Aveva un’intelligenza attenta e vivace. Mischiava curiosità e conoscenza personale» sottolinea Genre.

Marito e padre di due figlie, la sua attività di pastore valdese l’aveva portato a viaggiare molto: «Siamo tenuti a una certa mobilità nel nostro servizio - spiega Genre - e lui in particolare si dimostrava sempre pronto alle sfide. È stato più volte nella zona del Rio de la Plata e a Fray Bentos in Uruguay. Conosceva quindi anche l’altra metà delle nostre chiese: quella che sta dall’altra parte dell’oceano».

Ma aveva percorso in lungo e largo anche l’Italia, lavorando sia nelle piccole vallate alpine che nelle città, come racconta Genre: «Da Nord a Sud, da Pachino ad Agape, Ribet ha conosciuto fino in fondo le realtà delle chiese valdesi italiane. Fu pastore anche a Torino e a Bologna nella chiesa metodista».

La sua carriera lo portò a dirigere il centro ecumenico Agape a Prali fino a fine anni Novanta e ad essere eletto nella Tavola valdese dove aveva portato la sua particolare attenzione ai problemi sociali. «Capelli lunghi ricci, aspetto da Che Guevara, credeva in un mondo più giusto, più innocente e la fede cristiana sosteneva l’impegno politico – è il ricordo commosso di Genre –. Ci mancherà».

Elisa Rollino

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